A Napoli per alcuni è una maledetta e ipocrita prassi post mortem. Una sorta di effetto apotropaico per ‘allontanare’ l’orrore dalle nostre vite e farsi coraggio. È un modo per ‘tirare a campare’, sopravvivere e tentare di lasciare l’orrore sullo sfondo, riaccettando e tollerando tacitamente i ‘normali’ comportamenti da anarchia criminale nell’attesa dell’insondabile nuovo tragico evento e quindi ripetere il rito con incorporati i soliti proponimenti di circostanza.
È stato così pochi mesi fa per un altro figlio di Napoli, Francesco Pio Maimone, ucciso a 18 anni, a Mergellina mentre era seduto a un tavolino di un chalet e prima di lui tanti altri. Accade a Napoli nella città “d’o sole,’o mare, ‘o cielo blu, ‘o mandulino e ‘o putipù, ‘e pummarole p’o ragù, ‘a pizza, ‘a muzzarella, ‘o core ‘e mamma e ‘a tarantella e ‘e maccarun pe’ magna’”.
Non si può più accettare. È una ‘normalità’ malata di assuefazione. Questa volta il sangue innocente di Giovanbattista Cutolo deve macchiare le coscienze sporche di chi può e non agisce. Di chi non ama Napoli e nulla fa per cambiare radicalmente questo destino che sembra segnato da una sventura biblica. È una città maledetta, ne sono convinto. Non c’è spazio per la speranza, tanto meno per la redenzione.
Non se ne può più neppure dei tanti volti più o meno noti in cerca d’autore e visibilità, pronti alla passerella con la ricetta magica in tasca da declamare a favore di telecamera: “Noi dobbiamo fare di più, occorre combattere, disarmiamo i giovani, c’è tanta povertà educativa, c’è il problema delle famiglie, siamo tutti colpevoli, tric e trac”.
Li vedi pavoneggiarsi, fare le faccette e interpretare il loro niente pensando alla prossima candidatura. Per piacere, state zitti e buoni, voi siete di cartapesta parlate e non sapete di che cazzo parlate.
Questa sera alle ore 18 a Piazza Bellini con Franco Cutolo e Daniela Di Maggio, i genitori di Giovanbattista, deve esserci chi in silenzio lotta, chi nonostante tutto ci crede ancora, chi fa il proprio dovere e rispetta le regole, chi vuole, pretende un presente e un futuro diverso, chi ha gettato la spugna ma proprio non ce la fa a sentirsi sconfitto e soprattutto chi vuole solo piangere e maledire con tutta la rabbia che ha in corpo questa città di merda. Però occorre fare in fretta, domani c’è Napoli -Lazio.