La guerriglia verbale tra Di Maio-Salvini, sintomo di una rottura annunciata

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C’è una verità incrollabile: Matteo Salvini e la sua Lega hanno la fiducia di buona parte degli italiani.

In oltre 30 anni di governo, nonostante le contraddizioni, gli scivoloni, gli scandali e l’opportunismo -specialmente nel ventennio berlusconiano – la Lega è riuscita a rinascere dalle sue ceneri.

Fondamentale possedere una spina dorsale fatta di amministratori locali capaci e dirigenti di spessore.

Se oggi il ‘Capitano’ con il suo vascello si attesta stabilmente ai primi posti nei sondaggi e nelle classifiche di gradimento, lo si deve principalmente a una classe dirigente matura che si candida a guidare il Paese.

C’è la presa di coscienza nella Lega che ormai l’alleanza di governo con il Movimento 5 Stelle è anacronistica.

I Pentastellati a conduzione Luigi Di Maio e cerchio magico appaiono non all’altezza. C’è una sproporzione tra le due forze nonostante i grillini in Parlamento abbiano la maggioranza dei seggi.

La forza politica guidata da Luigi Di Maio è in crisi. Non hanno un appiglio, neppure una identità e più che altro il loro elettorato è ormai evaporato. Insomma, i grillini appoggerebbero chiunque gli garantisca di condividere un po’ di potere.

Le frizioni ormai sono continue tra Salvini e Di Maio, c’è la sensazione che al di là del loro diverso credo politico sia terminato il loro rapporto fiduciario e non esagerando di stima.

Il rapporto tra gli ex gemelli diversi sembra irrimediabilmente compromesso. Neppure si può parlare di separati in casa.

Il loro legame anche se sancito da un contratto di governo è ormai privo di senso e irrimediabilmente segnato. Altro che 5 anni di legislatura. C’era chi filosofeggiava che tra le due forze politiche andasse in scena una sorta di tregua estiva.

Le scaramucce quotidiane dicono altro. Tutto fa pensare alla presa d’atto, alla constatazione di una realtà irreversibile e alla costruzione di un percorso che conduca a una separazione consensuale.

I ragionamenti convergono a non prima dell’inizio del 2020 quando si potrebbe tornare alle urne. Gli elettori italiani – lo dice n sondaggio – non gradiscono anzi sono infastiditi dalla permanente guerriglia verbale tra i due padroni della coalizione.

Anche il mondo finanziario comincia a non scommettere più sull’Italia. In una economia liquida, il nostro quadro politico non garantisce più stabilità.

C’è chi percepisce il M5S come una forza immatura, non all’altezza della sfida del cambiamento e neppure coesa nel sostenere i progetti legislativi comuni tra gli stessi Pentastellati e leghsiti.

Come uscirne? Fino a quanto reggerà? È ciò che un po’ tutti si chiedono e tra loro, in particolare, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in modo sotterraneo cerca di tenere a bada le spinte autodistruttive del governo.

Pier Paolo Milanese

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