Appuntamenti in agenda cancellati, incontri internazionali rimandati, assente alla riunione del G20, missioni istituzionali da confermare.
Luigi Di Maio a differenza della precedente esperienza ministeriale al Lavoro e allo Sviluppo Economico sembra che alla Farnesina non abbia ancora ingranato la marcia lunga e pigiato il piede sull’acceleratore.
La politica estera vede l’Italia arrancare. Il capo politico dei 5 Stelle è assorbito dalle questioni interne all’alleanza di governo e del suo M5S.
Gli ultimi due weekend il ministro degli Esteri li ha impiegati macinando chilometri e attraversando in lungo e in largo la Campania e la Sicilia. Rioccupare i territori, dialogare con gli attivisti, i volontari e gli eletti.
Bisogna riannodare i fili, stimolare, mostrare attenzione e vicinanza. I sondaggi per i Pentastellati sono disastrosi.
Se i grillini perdono le due roccaforti del Sud praticamente può dirsi conclusa l’esperienza del Movimento 5 Stelle. Lo sa Di Maio e tra contraddizioni, colpe e incoerenze tenta il tutto per tutto.
Certo se poi l’Italia all’estero non è rappresentata dal suo ministro e pazienza. All’orizzonte ci sono le regionali in Calabria e a Reggio Emilia. Una sfida da far tremare i polsi. I grillini stanno a zero.
Di Maio non voleva presentare liste, gli iscritti, invece, vogliono esserci e da soli. E ieri sera al Savoia Regency Hotel di Bologna, il leader Di Maio ha incontrato eletti, attivisti e meet up che a muso duro hanno escluso – senza se e senza ma – l’apparentaento con il Pd in sostegno del ricandidato governatore, il dem Stefano Bonaccini.
Tensione altissima anche perchè il garante e fondatore Beppe Grillo aveva lasciato socchiusa una porta verso una alleanza con il Partito democratico. È toccato a Di Maio chiudere la porta.
“In Emilia lo Statuto ci impedisce di appoggiare un candidato di partito” ha sentenziato il capo dei 5 Stelle.
“Faremo una campagna tra la gente e li sfideremo tutti, rubateci il programma. Qui il movimento è vivo e pronto a combattere, faremo una campagna itinerante e aperta fino all’ultimo giorno”, aggiunge Di Maio.
Insomma, pare di capire che almeno per un paio di mesi – ottimisticamente – il ruolo di ministro degli Esteri sarà vagante per impegni elettorali.
Pier Paolo Milanese