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Vincenzo De Luca non si farà stritolare dal Partito democratico come fece Antonio Bassolino. Non resterà ai margini oppure si farà umiliare dai dirigenti del nuovo corso. Lui non è Bassolino che non gli fu consentito addirittura da Walter Veltoni di salire sul palco in piazza Plebiscito.
Un affronto, un errore, una mancanza di rispetto per un dirigente della sinistra italiana. De Luca darà battaglia. Non indosserà i vestiti del capro espiatorio oppure della vittima sacrificale per salvare una intera classe dirigente o peggio un ceto politico senza arte né parte e voti.
Il presidente della Regione Campania non perde tempo e attacca a testa bassa con chiarezza e forza. Occasione la festa dell’USB a Taranto dove De Luca traccia quella che per lui è la ‘terza via’, intesa come ‘terzo mandato’ a capo della Campania. De Luca sta allestendo un laboratorio politico meridionale e mediterraneo. Le appartenenze politiche e di schieramento non contano.
È pronto a dare battaglia anche contro la sua parte politica. A denti stretti e rivolgendosi idealmente ai vertici del Pd avverte: “De Luca farà quello che vuole mica aspetta il permesso di qualcuno”.
De Luca guarda al Sud e vuole essere il leader di un movimento politico che su Pnrr e autonomia differenziata organizzi barricate. “Dobbiamo unire tutto il Sud, anche le Regioni governate da presidenti di centrodestra che sono un po’ timidi. Io non guardo le bandiere di partito, ma i fatti e se questi dicono che il Sud è penalizzato, io combatto contro tutti i Governi, quale che sia il colore politico. Dovremmo imparare a fare così nel Mezzogiorno perché nel Nord una cosa di positivo hanno: sono uniti nella difesa degli interessi del centro nord.
I segnali sono chiari il Pd nazionale in Campania rischia di rimetterci la pelle. Si, perché la guerra di De Luca potrebbe quasi certamente avere ripercussioni sulla stessa esistenza del Partito della Schlein.
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