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Il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte come da prassi ha accetto l’incarico dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con riserva. Ora tocca all’avvocato del popolo condurre le trattative con i partiti e sistemare il puzzle dei ministri.
Non è lo stesso Conte di 14 mesi fa quando dal nulla fu indicato da Luigi Di Maio come colui pronto a guidare il Governo del cambiamento. Sembra passata una era geologica.
Conte è maturato, si è accreditato a livello internazionale e con il suo modo di fare ha conquistato la fiducia degli italiani. E nell’ultima seduta al Senato ha schiaffeggiato Matteo Salvini e la ‘sua’ Lega umiliandolo davanti all’Italia e trattandolo da bullo della politica.
Alla fine eccolo il paradosso: Giuseppe Conte fa paura proprio a tutti anche e perfino al suo ex sponsor quel Luigi Di Maio che ora è chiaramente in difficoltà politica. Ne esce a pezzi per l’accordo con la Lega, il M5S ha dimezzato i consensi e come leader dei Pentastellati e in balia delle correnti e i malumori interni.
E Conte già ha sparigliato le carte e pronunciato quello che sarà il nuovo governo M5S-Pd. Un governo “per” e non “contro” nel segno della novità, che metterà in primo piano la difesa dell’ambiente, il lavoro, l’uguaglianza, il rispetto delle istituzioni, la tutela degli interessi nazionali ma in un quadro di multilateralismo.
È questo in sintesi l’intervento di Giuseppe Conte. Oggi stesso comincerà le consultazioni con “con tutti i gruppi parlamentari che hanno manifestato di essere disponibili a sostenere questo progetto politico”.
Chiederà al capo dello Stato qualche giorno di tempo, verosimilmente fino a lunedì, per sciogliere la riserva. Poi a metà della prossima settimana presterà giuramento, per la seconda volta in 15 mesi, nelle mani di Mattarella.
Pier Paolo Milanese
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