La premier Giorgia Meloni apre all’ipotesi del salario minimo lanciato dal Partito democratico e sostenuto dalle altre forze del centro sinistra e non solo. Al di là dello slogan vendibile per far rinnamorare il ‘popolo della sinistra’, il salario minimo riguarda il lavoro povero ma forse non è la ricetta giusta. Molti economisti e studiosi ma anche il fronte sindacale è critico.
Invece del salario minimo occorrerebbe agire sui contratti. Sta di fatto che oltre tre milioni d’italiani pur lavorando hanno una paga da fame. L’Italia è uno dei pochi Paesi europei che non hanno le soglie e quindi il lavoro fa rima con sfruttamento e assenze delle minime tutele.
Non si capisce se dietro la disponibilità di Palazzo Chigi si nasconde l’intento di affossare la timida iniziativa del partito di Elly Schlein che nel corso del proprio intervento agli Stati Generali del Socialismo, a Roma ha dichiarato: “Sono felice di leggere che ci sarebbe un’apertura della presidente del Consiglio a un confronto nel merito” però ha sottolineato che però “la maggioranza deve ritirare l’emendamento soppressivo dell’istituzione del salario minimo presentato in commissione”. La discussione in Aula è prevista per il 28 luglio.