Domani al Senato si aprirà la camera ardente per il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, scomparso, ieri sera, all’età di 98 anni. E per la prima volta i funerali di Stato saranno in forma civile e celebrati nell’Aula della Camera.
Appuntamento martedì 26 settembre alle ore 11.30 con diretta televisiva su Rai 1 e sui maxi-schermi predisposti in piazza del Parlamento, come informa Palazzo Chigi.
L’inquilino illustre del Quirinale – a detta di tutti – è stato protagonista assoluto in anni difficili per il Paese nel tutelare la coesione sociale e spingere affinchè si facessero in Parlamento le riforme di ammodernamento dello Stato.
Il napoletano Giorgio Napolitano, giovanissimo aveva scelto con convinzione al Pci accettando anche le contraddizioni di quella fede come testimoniano l’adesione ai fatti d’Ungheria, nel 1956 per poi ammettere, anni dopo, l’errore.
Ma Napolitano non restò indifferente al talento, alla curiosità, allo spirito libero e con molti suoi amici intellettuali partenopei di via Chiaia Raffaele La Capria, Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Antonio Ghirelli si confrontava accettando suggerimenti e punti di vista diversi dal suo.
È vero scelse il partito comunista come lo strumento per riscattare la classe operaia e far emangipare un meridione in macerie.
Giorgio Napolitano è stato il primo presidente della Repubblica eletto due volte, nel 2006 e poi nel 2013 in carica per due anni. Mentre in Parlamento era dal 1953 dove ha ricporto ruoi di grande responsabilità tra i quali presidente della Camera e ministro dell’Interno prima di salire al Quirinale.
Anche se predica la rivoluzione, dialogava con il Psi e rappresnetava una minoranza nel Partito comunista, una corrente chiamata dei ‘miglioristi’.
La rivoluzione vera si doveva fare dentro il sistema democratico-parlamentare e con lo sguardo proteso all’Europa e in dialogo con l’occidende e l’alleanza della Nato.