ERGASTOLO a vita per il geometra Enrico Perillo, 58 anni, ritenuto dai giudici il mandante dell’assassinio di Teresa Buonocore, la mamma coraggio uccisa a Napoli nel settembre del 2010 dopo aver denunciato abusi sessuali su una delle due figlie.
La condanna è stata emessa -lo scorso 6 dicembre – dalla terza corte d’Assise di Napoli presieduta dal giudice Carlo Spagna, che ha anche ordinato un risarcimento di 20mila euro in favore dell’Ordine degli avvocati e delle altre parti civili costituitisi e una provvisionale di 100mila euro ad ognuna delle due figlie della donna per complessivi 200mila euro. Gli esecutori materiali del delitto Alberto Amendola e Giuseppe Avolio erano già stati condannati al termine del processo con rito abbreviato (21 anni e quattro mesi il primo e 18 anni il secondo). Perillo secondo i giudici abusò di una delle due figlie della donna, che frequentava la sua casa in quanto amica delle sue figlie.
Teresa Buonocore venne assassinata all’altezza del Ponte dei Francesi a San Giovanni a Teduccio nel settembre del 2010, secondo la Procura, perché aveva deciso di testimoniare e di costituirsi parte civile contro Perillo nel processo per abusi sessuali su una delle proprie figlie, conclusosi sia in primo che in secondo grado con una condanna a 15 anni. Non solo: pretendeva l’immediato pagamento di una provvisionale di 25 mila euro.
Il giudice ha accolto la richiesta dei pm Danilo De Simone e Graziella Arlomede che avevano chiesto l’ergastolo, insistendo in modo particolare sui motivi abietti per i quali a loro giudizio Perillo ordinò l’omicidio della donna, cioè l’odio profondo che l’uomo, ex amico di famiglia, nutriva nei suoi confronti. Amendola e Avolio, i killer della donna, citati come testi su richiesta della difesa, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere.
L’antefatto dell’omicidio della mamma-coraggio, fu la denuncia che lei presentò alle forze dell’ordine per le molestie del geometra nei confronti di due bimbe, una delle quali era proprio la figlia di Teresa. Il procedimento giudiziario portò Perillo sul banco degli imputati e ben presto fu condannato a 15 anni di carcere.
Rinchiuso, ma non isolato, l’uomo con fredda lucidità e grande cinismo architettò la sua terribile vendetta: uccidere Teresa Buonocore, la mamma-coraggio di Portici. Un piano messo in atto, il 20 settembre di due anni fa, per mano del tatuatore Amendola, e di Avolio, un giovane disoccupato. Teresa fu uccisa mentre era a bordo della sua Atos Hyundai grigio chiaro, all’imbocco del porto di Napoli nella zona a ridosso dei Ponte dei Francesi.
Un omicidio brutale che colpì per la violenza e una gran dose di brutalità. Gli esecutori furono arrestati nel giro di 24 ore. Perillo, fu indagato subito: avrebbe commissionato il delitto anche per impedire alla Buonocore di dare l’avvio all’iter di esecuzione coattiva del pagamento di 25mila euro di provvisionale come stabilito dai giudici in suo favore, dato che si era costituita parte civile nel processo.
Amaro il commento di Pina Buonocore, sorella della vittima, e tutrice delle nipoti: “Questo Paese che protegge tutti, i pentiti, i magistrati, i mafiosi, non ha saputo tutelare una donna che aveva testimoniato contro una persona che si è macchiata di un reato grave come quello della pedofilia. Probabilmente, la portata di questo pericolo è stata sottovalutata da chi aveva il compito di tutelarla”
Pier Paolo Milanese