Finti operatori socio assistenziali e finte cooperative costituite, dirette e finanziate in modo consolidato negli ultimi venti anni da un ramo della famiglia Del Vecchio, storicamente legata al clan Zagaria.
È quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Napoli e della Squadra Mobile di Caserta in cui è indagato per corruzione e turbativa d’asta con l’aggravante mafiosa il sindaco di Sparanise (Caserta) Salvatore Martiello, che si è autosospeso dalla carica.
Un’inchiesta con venti indagati in totale – tra cui la sorella dell’esponente di primo piano della camorra casalese Carlo Del Vecchio, imprenditori e dipendenti comunali – che conferma la consolidata e immutata capacità dei clan della camorra casalese di infiltrarsi nella pubblica amministrazione.
Sulla vicenda intervengono il Comitato don Diana e il Coordinamento provinciale Libera Caserta, che da anni denunciano episodi di malagestionne di risorse ai danni delle persone più fragili e infiltrazioni della camorra nel terzo settore.
“L’ indagine – di legge in una nota delle due associazioni antimafia – restituisce uno spaccato agghiacciante. Secondo i primi esiti investigativi, contando sulla collusione di dirigenti e amministratori, la camorra potrebbe riuscire a mettere le mani sulle risorse destinato alle persone fragili, a quei cittadini bisognosi di assistenza che per anni si sono visti negare il sostegno di servizi, finiti per esistere solo sulla carta e con l’unico obiettivo dell’illecito profitto”.
“Da anni, con la nostra rete di cooperative e associazioni impegnate nella costruzione di un vero welfare sociale, denunciamo lo scempio di appalti e affidamenti destinati sempre agli stessi soggetti, criminali e truffaldini che hanno scelto di giocare con il dolore e la vita delle famiglie e che nulla c’entrano con il Terzo settore: perché quello vero è fatto di realtà che lavorano efficacemente e che considerare gli utenti dei servizi non numeri, ma persone”.
“Siamo pronti a batterci in ogni modo per la difesa dei diritti delle persone che hanno pagato e pagano il prezzo più alto di un sistema perverso, anche valutando, se necessario, una costituzione di parte civile in un eventuale processo che possa scaturire dalla conferma delle accuse” – conclude il Comitato Don Diana -.