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Raffica di trasferimenti di detenuti dal carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo la sommossa di ieri nel penitenziario casertano. Gli incidenti sono scoppiati nel reparto Volturno per quasi tre ore. Ad incendiare la miccia della protesta che ha portato al danneggiamento di mobili e suppellettili un permesso negato dal giudice di Sorveglianza a un detenuto, che aveva chiesto di andare a trovare il fratello in gravi condizioni all’ospedale di Caserta.
Alla rivolta per solidarietà con il compagno di reparto hanno partecipato una ventina di detenuti poi diventati una cinquantina. Sono state distrutte scrivanie, alcuni computer, assaltata l’infermeria e svuotata la cassetta dei medicinali.
La protesta è rientrata solo dopo l’arrivo del magistrato di Sorveglianza e la successiva trattativa. La richiesta di permesso era stata avanzata dal detenuto Luigi N., il cui fratello Emanuele è stato ferito alla tempia da un colpo di pistola, esploso la notte di Capodanno: non un colpo vagante, dicono gli investigatori, ma un agguato legato agli ambienti della droga sul quale sta indagando la Dda per tentato omicidio aggravato.
Le sigle sindacali come Uilpa, Sappe e Fp Cgil, hanno riferito l’accaduto chiedendo un “approccio concreto per affrontare le criticità del sistema carcerario” sottolineando le difficoltà dell’esiguo numero di agenti in un carcere che conta 950 persone recluse.
Stamane sono stati disposti i primi provvedimenti punitivi con il trasferimento di una decina di reclusi. Azioni immediate anche per non creare il clima pesante di qualche anno fa quando il 6 aprile del 2020, – periodo Covid – scoppiò una rivolta dei detenuti sfociata con pestaggi e aggressioni ai danni dei reclusi da parte degli agenti penitenziari.
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