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Medaglia d’oro al valore civile. E’ figlio di quella Napoli, eroica e altruista che vinse contro le violenze del nazi-fascismo. Coraggio ed eroismo. Legalità praticata al punto da sacrificare la propria vita contro l’arroganza e lo strapotere della criminalità. Maurizio Estate aveva 22 anni quando il 17 maggio del 1993 di fronte alla tracotanza e alla violenza di due scippatori non ci pensò su due volte

e difese un cliente dell’autolavaggio che gestiva insieme al papà al largo Vetriera a Chiaia.

Lo avvisarono prima di fuggire: “Bastardo, dovevi farti i cazzi tuoi”. Ritornarono dopo due ore. Un solo colpo di pistola. Una vendetta per punire lo sgarro e fermare sul nascere un potenziale seme di rivolta contro i clan. Inutile la corsa all’ospedale Loreto Crispi: il proiettile gli squarciò il petto. Sangue di un valoroso partigiano moderno, martire per difendere le libertà contro la barbarie e l’ingiustizia. La camorra usò uno “sbandato” dei Quartieri Spagnoli.  Lo trasformò in baby killer.

Gli chiese una prova di coraggio criminale. Aveva 16 anni. Meno di tre lustri di carcere. E’ libero da anni. Maurizio Estate, invece, è morto una seconda volta. Nessuno lo ricorda. Napoli ha dimenticato il  “gesto di naturale solidarietà” di quel suo figlio. Una città senza memoria, è una città senza anima. La lapide che ne dovrebbe rammentare il sacrificio è abbandonata all’incuria totale.

Una palma ne ricopre la scritta. L’aiuola sottostante è colma di erbacce ed escrementi. I numerosi tavolini di un vicino locale rubano aria e spazi. Una fila di cassonetti ne ammorba l’immagine. “Mio fratello non è una vittima innocente della camorra – spiega Giovanni Estate, uno dei fratelli – Maurizio ha sacrificato la propria vita per i valori della libertà, legalità e giustizia. Combatteva contro i soprusi, contro la sopraffazione, contro la criminalità quando nessuno lo faceva. Mio fratello Maurizio è un simbolo  pochi lo vivono come tale.

Il presidente della Repubblica gli conferì alla memoria la medaglia d’oro al valore civile. Spero che le istituzioni,  la cultura, i napoletani riscoprano e vivano con nuovo protagonismo e partecipazione il messaggio che Maurizio ha voluto donare alla sua amata Napoli”.

Arnaldo Capezzuto

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