C’era chi in modo frettoloso aveva archiviato e fatto passare Alleanza di Secondigliano, una aggregazione di clan nata negli anni Novanta, come una questione chiusa e consegnata unicamente a materia da studiare sociologicamente.
Le tre potenti famiglie Contini, Mallardo e Licciardi sono state in assoluto i padroni di Napoli e non solo.
Non soltanto un legame criminale ma anche familiare, visto che a legare Contini e Mallardo sono anche rapporti di parentela: hanno sposato due sorelle, trovandosi così cognati, una terza sorella ha invece sposato Patrizio Bosti, braccio destro di Contini.
Una cosca, un blocco granitico, che ormai si era evoluto, trasformato e differenziato economicamente mettendo in campo una miriadi di attività economiche sparse in tutta Italia e all’estero.
Una potenza economica, una struttura criminale con il vestito della holding che ormai non esprimeva criminalmente nel modo tradizionale il controllo del territorio ma con il potere della finanza.
All’alba è scattata una imponente operazione all’alba dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli, con l’esecuzione su tutto il territorio nazionale di oltre cento provvedimenti cautelari emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della repubblica partenopea. Nel mirino boss, gregari e affiliati dei clan Contini, Mallardo e Licciardi.
L’attività di indagine è stata condotta anche con l’apporto investigativo della polizia di Stato e della Dia. Contestualmente, inoltre, la guardia di finanza ha sottoposto a sequestro l’ingente patrimonio illecitamente – circa 130 milioni di euro – accumulato dai clan.
Un duro colpo che avrà effetti devastanti sulla ‘governance’ camorrista e sugli indotti costruiti – in questi anni – con intelligenza raffinata da Alleanza di Secondigliano che gli ha consentito di cambiare pelle, infiltrarsi, mimetizzarsi e condizionare e controllare pezzi dell’economia in tutta Italia e all’estero.
Arnaldo Capezzuto