Il governo aveva il suo massimo gradimento. Quel dolore immane si riversò sui nuovi rappresentati istituzionali.
I due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Renzi, lo stesso Premier Giuseppe Conte usarono parole dure contro chi aveva provocato – colpa incuria e superficialità, il crollo del Ponte Morandi di Genova.

Una immane tragedia dove persero la vita 43 persone. Il ponte si spaccò in due e mentre i veicoli transitavano furono inghiotti in una nuvola di polvere e detriti.
Una apocalisse, immagini tragiche, drammatiche che fecero il giro del mondo. Era il 14 agosto dell’anno scorso. L’Italia si scoprì un Paese debole, fragile e ferito a morte.
Sono trascorsi 12 lunghi mesi, il governo è in crisi, quei leader non hanno più lo stesso gradimento e le tante chiacchiere di circostanza sono state dimenticate.

Resta intatto il dolore dei familiari delle vittime e la protesta verso uno Stato non credibile. I familiari dei ragazzi di Torre del Greco non andranno a Genova alla commemorazione del primo anniversario del crollo del Ponte Morandi.
Una scelta coerente visto che già disertando i funerali di Stato per i propri figli.
I familiari di Giovanni Battiloro, Matteo Bertonati, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione, i quattro amici tra i 19 e i 29 anni che alle 11.36 del 14 agosto di un anno fa morirono nel crollo del ponte Morandi hanno scelto di non partecipare alla cerimonia ufficiale a Genova.
Una decisione non improvvisata ma sentita: Uno Stato con istituzioni rispettabile ed efficienti non può far crollare un ponte e uccidere 43 persone.
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