Scoperta associazione neonazista: si addestravano, possedevano armi e cercavano proseliti tra i “no vax”

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Nel mirino degli inquirenti partenopei, come riferisce una nota firmata dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo, è finita un’organizzazione “neonazista e suprematista diffusa in tutto il territorio nazionale e in collegamento con analoghe organizzazioni ucraini”.

I 26 indagati erano infatti in contatto con ultranazionalisti e suprematisti dell’Ucarina come il cosiddetto “Battaglione Azov”, la “Misantrophic Division”, il “Pravi Sector” e “Centuria” anche con l’obiettivo di “reclutamenti tra le fila di tali gruppi militari combattenti”.

Sono inoltre accusati di aver promosso su piattaforme di messagistica istantanea come Telegram e Whatsapp “campagne di apologia del fascismo, negazionismo della shoah, incitazione all’odio razziale e all’antisemitismo” oltre che di aver dato vita a una “costante attività di tipo paramilitare”. Il gruppo agiva infatti “all’ombra di un costituito Ordine di Hagal” ed era caratterizzato da una rigida struttura gerarchica.

Alcuni degli affiliati “risultano aver frequentato, anche all’estero, corsi per l’utilizzo dei armi da sparo corte e lunghe e per l’addestramento in tecniche di combattimento corpo a corpo”.

Un quadro già emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali finite che hanno accertato la “disponibilità di armi” e la “programmazione di azioni violente” dal parte dell’organizzazione.

E confermato dall’esito delle perquisizioni che nel maggio scorso avevano portato al sequestro di “munizioni, numerose armi soft air, fra cui anche un lanciagranate, copioso abbigliamento tattico militare”.

L’associazione neonazista aveva base operativa nella provincia partenopea, ma avrebbe svolto anche attività di addestramento paramilitare in alcuni campi tra il Napoletano e il Casertano, avvalendosi del supporto di ex combattenti ucraini.

Il gruppo svolgeva lezioni in presenza e via social per estendere la propria rete di proseliti: un ‘insegnamento’ dalla forte matrice suprematista e negazionista della shoah con simbologia e riti hitleriani. L’inchiesta è condotta dai pm Claudio Onorati e Antonello Ardituro, coordinati dal procuratore capo Giovanni Melillo. Le prese di posizione “no vax” presenti sul sito internet dell’Ordine di Hagal, venivano utilizzate come “richiamo” per avvicinare proseliti alla causa nazista e negazionista.

È uno degli elementi che emergono dall’inchiesta sull’associazione neonazista. Le persone ritenute dagli inquirenti a capo del gruppo sono Maurizio Ammendola e Michele Rinaldi, rispettivamente di 40 e 46 anni, presidente e vice presidente dell’ Ordine di Hagal ai quali viene contestato anche il possesso di armi. Complessivamente sono circa una quindicina gli indagati.

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