Stava riorganizzando il clan dei Casalesi. Un gruppo scelto di comparielli lo aiutavano, lo supportavano nel progetto ambizioso di ricostruire la cosca. Già avviate una serie di attività illegali per finanziarie il clan. Emilio Martinelli, 32 anni, figlio di Enrico condannato all’ergastolo e detenuto al 41 bis al carcere di Parma, aveva riunito vari gruppi criminali dandogli un nuovo assetto.
L’attivismo del 32enne non è passato inosservato, la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e la Squadra Mobile della questura di Caserta da tempo ne seguivano gli spostamenti e più che altro registravano le iniziative criminali. In particolare la gestione del traffico di droga, le estorsioni e le truffe relative al bonus 110% nel territorio di San Cipriano di Aversa.
Il rampollo non era solo nell’inchiesta risultano indagate altre cinque persone, già raggiunte da misure cautelari, che avrebbero svolto diversi ruoli sia nel campo estorsivo sia nella gestione dell’arsenale del clan, composto da armi come revolver, pistole, semi automatiche, kalashnikov e mitragliatrici di tipo Uzi.
Gli inquirenti dopo aver catturato i figli del boss Francesco Bidognetti hanno portato ad identificare in Emilio Martinelli colui che stava ricostruendo il clan dei Casalesi insieme a esponenti delle famiglie criminali dell’agro aversano, in sostituzione degli elementi storici del clan, ormai quasi tutti o in carcere o deceduti.
C’è la convinzione che i figli d’arte camorristica non erano indipendenti. C’è il sospetto che qualche ‘illustre’ genitore dal carcere con la disponibilità illegale di smartphone e minicellulari teomandavo i loro figli.