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Resta in cella anche Tony Colombo. Il tribunale del Riesame di Napoli ha confermato la misura cautelare del carcere emessa nelle scorse settimane dal Gip nell’ambito di una indagine sugli investimenti del clan Di Lauro.
Nel corso dell’interrogatorio il cantante neomelodico a precisa domanda dei pm aveva risposto : “Non sono un camorrista – ha spiegato – ma un cantante che grazie alla musica ha fatto il giro del mondo. Ho commercializzato la griffe Corleone, ho venduto dei capi anche a Vincenzo Di Lauro, ma non era l’unico acquirente. Il mio torto maggiore? Essere troppo disponibile”.
I legali della coppia avevano chiesto per entrambi i domiciliari. Le istanze però sono state respinte dal giudice, in pratica, c’è una probabilità di pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e della reiterazione dei reati. Domani, invece, tocca a Vincenzo Di Lauro, il quarto figlio del capoclan Paolo Di Lauro, affrontare il vedetto del Riesame.
Mentre giovedi scorso il giudice ha detto no a Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, la donna nel corso dell’interrogatorio non ha saputo fornire elementi utili e chiari rispetto al patrimonio che posside e dei rapporti che la lega ai Di Lauro.
Nelle carte degli inquirenti l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa è ben sostanziato da fatti circostanziati e coincidenti oltre ai riscontri economici e finanziari ci sono intercettazioni telefoniche e ambientali.
La coppia è accusata di aver fatto affari con Vincenzo Di Lauro, investendo risorse economiche in operazioni illecite legate al contrabbando di sigarette e ad alcune società di abbigliamento e brand il marchio ‘Corleone’ e la bevanda energetica ‘9 MM’.
La coppia ha “fornito un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, diretto ad esplicare un’effettiva rilevanza causale, come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione”.
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