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RICICLAGGIO. E’ la parola d’ordine delle mafie. E’ la loro ossessione. Ripulire il denaro sporco. Renderlo pulito e pronto per essere reinvestito. Trovare i canali e far scorrere il contante. Questo il lavoro segreto che la  Dia (direzione investigativa antimafia) di Torino, Genova, Milano e Padova, con indagini mirate sta cercando di smascherare, accertando  l’esistenza di infiltrazioni di ‘ndrangheta e camorra  nei quattro casinò presenti sul territorio Italiano.  A finire nel mirino  i casinò di Campione d’Italia, San Remo, Venezia e Saint Vincent. Dai primi riscontri effettuati, emerge che in particolare –  presso il casinò di Saint Vincent è stata riscontrata la presenza di  alcuni noti personaggi appartenenti alla ‘ndrangheta.

Nomi già noti agli investigatori grazie all’indagine “Minotauro” condotta dalla Dia di Torino e incentrata sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Piemonte.

Il casinò di San Remo pare, invece, frequentato da soggetti con precedenti di associazione a delinquere di stampo camorristico e strettamente legati agli ambienti ‘ndranghetisti. La Dia ha acquisito una ricca e dettagliata documentazione che è ora sottoposta al vaglio degli investigatori per verificare se ci sono state operazioni sospette di riciclaggio di denaro sporco.

“La criminalità organizzata ha sempre avuto grande interesse per le case da gioco, in Italia e nel mondo – spiega Pierluigi dell’Osso, procuratore generale vicario della Direzione Nazionale Antimafia – puntando ad acquisirne la titolarità per gestire il business dell’abusiva concessione di prestiti da parte dei ‘cambisti’ a giocatori in perdita e per piazzare giocate fittizie allo scopo di riciclare capitali illeciti”.

Sono sessanta i nominativi di clienti acquisiti  delle quattro sale da gioco italiane che saranno sottoposti a indagini e controlli stringenti. Un’operazione senza precedenti, “frutto di un intenso e  pesante lavoro di monitoraggio andato avanti per mesi”.

A spiegarlo è il direttore della Direzione investigativa Antimafia, Arturo De Felice: “E’ una novità dal punto di vista investigativo attuata in base ad  input locali provenienti dai luoghi in cui gravitano i casinò per acquisire documentazione utile”. Un lavoro necessario e finalizzato alla verifica di possibili ipotesi di reato quali la costituzione e l’impiego di denaro di provenienza illecita ed eventuali infiltrazioni mafiose nel circuito legale del gioco e delle scommesse.

Tra i casinò controllati, infatti, c’è anche San Remo, ed “è proprio nel ponente ligure – fa notare De Felice – che si trovano diversi comuni sciolti per infiltrazioni mafiose.” Tra le attività intraprese dalla Direzione Investigativa c’è, infatti, anche “il monitoraggio serrato di tutto l’ambiente delle case da gioco dove – prosegue De Felice –  non si escludono elementi riconducibili alla criminalità organizzata.”

Si conferma, insomma, così la grande attenzione che la criminalità organizzata ha sempre avuto per le sale da gioco, soprattutto per la possibilità, che c’è in questo ambiente molto più che in altri, di giustificare e coprire, legalmente, la provenienza illegale del contante ‘sporco’.

Filomena Indaco

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