Piazzale Tecchio: è di nuovo guerra tra Comune di Napoli e la Comunità ebraica

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“Chi crede che la Comunità Ebraica di Napoli possa essere interessata a barattare il nome di uno dei suoi figli migliori con quello di un gerarca repubblichino ha sbagliato interlocutore”. Comunicia così la nota diramata da Consiglio della Comunità ebraica di Napoli che contesta al Comune di Napoli nella nuova infornata di toponomi si è conservata Piazzale Tecchio e intitolato lo spazio antistante lo stadio San Paolo a Giorgio Ascarelli. Insomma una sorta di compensazione perchè -pare che per motivi tecnici-burocratici – piazzale Tecchio deve continuare ad esserci.

“Nessuna richiesta di riservare il nome di una strada o di una piazza a Giorgio Ascarelli è stata, da questa Comunità, avanzata a chicchessia. Se, in futuro, su sollecitazione della società civile, ciò dovesse avvenire, la decisione non potrebbe che compiacerci per il riconoscimento che Napoli riserverebbe a uno dei suoi più generosi (e anche dimenticati) concittadini.

Molto diversa è invece la posizione della Comunità nei confronti di quei simboli o quelle iniziative che, direttamente o indirettamente, oltraggiano la memoria di chi è stato vittima delle leggi razziste”.

“In questa prospettiva, apprendere dell’esistenza di una piazza titolata a un esponente della Repubblica Sociale Italiana, sodale di due dei maggiori rappresentanti dell’antisemitismo nazionale (Giovanni Preziosi e Roberto Farinacci), ci ferisce nel profondo. Stupore e sconcerto destano invece certe dichiarazioni che vorrebbero far prevalere le ragioni della burocrazia su quelle della storia e della coscienza”.

“Al di là delle colpe di cui potrebbe essersi direttamente macchiato, il gerarca Vincenzo Tecchio è da ritenersi moralmente complice dei misfatti commessi ai danni degli ebrei, da un regime che condizionò le scelte dell’Italia per più di vent’anni. Ma non solo. Singolari appaiono anche le coincidenze che, più di sessant’anni fa, in pieno periodo laurino, portarono alla titolazione del piazzale antistante la Mostra d’Oltremare al gerarca Vincenzo Tecchio”.

“Modalità che denotano le caratteristiche di un omaggio postumo al fascismo e ad uno degli uomini che a Napoli meglio lo interpretò. In questa prospettiva poco conta che sotto la sua direzione commissariale fu portata a termine l’edificazione del complesso espositivo di Fuorigrotta. E ancor meno conta che piantumò trentamila alberi ed evitò che la Mostra d’Oltremare assumesse il nome di ‘Città dell’impero’ e lo slargo antistante il teatro Mediterraneo ‘Piazzale Mussolini’, come qualcuno sostiene”.

“Superfluo appare aggiungere che sia la storia che le coscienze condannano chiunque, anche se in maniera indiretta, si è reso complice di un regime assassino, sotto le cui insegne sono stati mandati al macello migliaia di ebrei italiani, seimila dei quali non sono più tornati”.

“In questo contesto di misfatti, fortemente pregiudizievoli sotto il profilo della stratificazione della memoria, incomprensibile appare il comportamento di chi potrebbe contribuire a rimuovere quell’oltraggio giustificandosi con ragionamenti astrusi, per nulla condivisibili”.

“La cancellazione di un nome ingombrante, che oscura i valori di cui è portatrice la città delle Quattro Giornate, rappresenterebbe un atto di riappacificazione con la storia e, ancor prima, con le coscienze” -conclude la nota del Consiglio della Comunità ebraica di Napoli – .

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