Minori addestrati per imporre e ritirare i soldi del racket, donne che da messaggere dei mariti condannati e detenuti al 41 bis si trasformano in boss in gonnella poi ci sono figli, sorelle, generi, nuore, cognati inglobati e divenuti a loro volta quadri intermedi di comando della camorra. Il clan degli scissionisti quelli che nel 2004 iniziarono una guerra sanguinosa contro la cosca di Paolo Di Lauro noto come Ciruzzo ‘ o milionario e facenti capo ai padrini Cesare Pagano e Raffaele Amato, entrambi condannati all’ergastolo al 41 bis, ha rialzano la testa con una nuova generazione. Se qualcuno pensava che le centinaia di arresti e condanne fossero state sufficienti a disarticolare la cosca, si è sbagliato.
Il clan vincente degli scissionisti ha cambiato pelle estendendo il suo potere su alcuni comuni alle porte di Napoli come Mugnano, Melito e Arzano. L’inchiesta condotta dalla Dia sotto il coordinamento della Procura antimafia di Napoli che ha portato all’emissione di numerose misure cautelari e più di 53 indagati ha svelato come gli scissionisti si siano riorganizzati e si sono specializzati in diversi business, diventando una vera e propria holding.
Una industria del crimine con interessi differenziati : dal narcotraffico, al racket, usura, detenzione di armi, rapine e aggressioni fisiche, imposizioni di gadget, investimenti in vari settori e uso sapiente di social per attrarre nuovi affiliati con una vera e propria strategia di marketing criminale. Un aspetto importante quest’ultimo. Una camorra che attirava i giovanissimi attraverso l’esibizione di lusso e beni di consumo costosissimi, una bella vita a favore di social. Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, proprio su questo tema ha lanciato un allarme.

“In Italia la prima mafia a utilizzare i social è stata la Camorra. Nel mondo, i messicani, ma in Italia la Camorra. E Tik tok viene usato dalle mafie perché le mafie si rivolgono ai giovani”. Nei video delle due famiglie raggiunte dalla Dia si contano mazzette di denaro o in cui si mostrano orologi e macchine di lusso. In strada, poi, sfilate con auto quali Ferrari e Lamborghini.
“Queste mafie esternano la loro ricchezza, il loro potere che serve ad accalappiare i giovani, a irretire i giovani come dire ‘venite da noi, venite con noi, noi siamo il modello vincente, noi siamo quelli che possono farvi diventare ricchi’ – sottolinea ancora Gratteri -. L’operazione delle forze dell’ordine rappresenta un duro colpo per il clan. Le accuse sono state illustrate all’interno del provvedimento cautelare firmato dal gip Isabella Iaselli.
Reati, tutti aggravati dal metodo e dalla finalità camorristica, compiuti almeno fino alla fine dell’estate dello scorso anno. Nei nuovi scissionisti la parte da leone con gli uomini in carcere lo fanno le donne. Tutto ruota attorno al ruolo di Rosaria Pagano, (vedova di Pietro Amato) madrina di camorra, attualmente al 41 bis che pur non citata nelle carte dell’inchiesta è ritenuta colei che ha avviato un processo di ammodernamento del clan.
Secondo la DDA di Napoli, quando la Pagano è stata arrestata la figlia Deborah Amato, 34 anni, ha ereditato la guida del clan Amato-Pagano tanto è vero che almeno fino a gennaio dell’anno scorso avrebbe ricevuto “uno stipendio mensile di 8mila euro in qualità di appartenente alle famiglie egemoni e in rappresentanza delle stesse sul territorio dei capiclan detenuti”.Insieme con lei gestivano il clan anche Gennaro Liguori (marito della nipote di Raffaele Amato, classe ’65); il marito di Deborah, Domenico Romano, Enrico Bocchetti (genero di Cesare Pagano) e da Emanuele Cicalese (genero di Raffaele Amato, classe ’65).

Sono complessivamente 43 gli arresti in carcere e 10 quelli ai domiciliari.Dello stesso tenore le accuse spiccate a carico di Anna Tramontano, consorte del killer scissionista Carlo Calzone, da anni detenuto al 41 bis: nel suo caso, sempre secondo la ricostruzione della Dda, le “mesate” sarebbero iniziate addirittura il 31 dicembre 2008 e sarebbero proseguite almeno fino al mese di luglio 2023.
Un fiume di denaro sporco, la cui movimentazione sarebbe iniziata il 17 gennaio 2017, giorno in cui venne arrestata per l’ultima volta Rosaria Pagano, all’epoca inquadrata dagli inquirenti come la reggente della cosca. Poi c’è il capitolo dei minorenni da addestrare per il racket. E gli spiegano cosa dire e quando parlare.Un’università del crimine organizzato. Importante è taglieggiare, incutere timore e portare a casa i soldi delle estorsioni. Si va da estorsioni di 250 euro a cinquemila euro, a seconda degli interessi e delle commesse in campo ma anche il controllo delle aste giudiziarie e l’aggressione ai bonus fiscali.
L’utilizzo dei minorenni da parte del clan “è qualcosa che ci ha un po’ impressionato, dire che ci ha dato fastidio è dir poco”, ha sottolineato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri parlando di un “vero e proprio corso di addestramento”.

“Anche un imbianchino è stato taglieggiato, su un lavoro privato di appena tremila euro. Chiaro è che, al di là dei soldi, esigenza di controllare il territorio, finanche il battito cardiaco della persona taglieggiata. Il ‘pizzo’ veniva imposto tenendo conto della capacità reddituale delle vittime” – aggiunge Gratteri -.
L’attività criminale più importante resta il narcotraffico, con affiliati anche in Spagna e a Dubai. Il capo centro della Dia di Napoli Claudio De Salvo e il direttore della Dia Michele Carbone hanno spiegato il metodo.
“L’inchiesta – hanno affermato – ha colpito in particolare i vertici della famiglia Amato-Pagano, in particolare i discendenti dei boss storici ancora liberi, coloro che hanno ereditato lo scettro della famiglia malavitosa”. Nel corso delle perquisizioni, inoltre, sono stati sequestrati parecchi contanti e orologi di lusso.
I flussi finanziari venivano impiegati anche in attività lecite, come la compravendita di autovetture e i proventi usati per pagare gli stipendi agli affiliati. Altra gamba del business erano le imprese edili impegnate in lavori anche nei bonus. Gli accertamenti degli inquirenti hanno anche consentito di scoprire che l’organizzazione malavitosa si appropriava abusivamente delle case sfitte, senza avere però alcuna concessione.
Plauso per l’importante operazione è stato espresso dall’associazione SOS IMPRESA per la Legalità APS. “L’operazione di oggi rappresenta l’ennesima prova che lo Stato c’è e che può aiutare tutti a liberarsi dalla morsa della criminalità. È necessario, però, che gli imprenditori e i commercianti, vittime di racket, trovino il coraggio di denunciare, perché denunciare è possibile e sicuro. A Natale come in ogni altro momento dell’anno, non dobbiamo arrenderci alla paura. Con il supporto delle associazioni antiracket, delle forze dell’ordine e della magistratura, è possibile spezzare questa catena di intimidazione e violenza.” – sottolinea Luigi Cuomo, Presidente di SOS IMPRESA -.