Presentato al Caffè Arabo in piazza Bellini l’iniziativa ‘Tutti giù per terra’ contro la strage di Gaza che si svolgerà il prossimo 21 giugno dalle 18 a Napoli. Una manifestazione dove non si dovrà parlare ma occupare con i corpi il lungomare Caracciolo. L’auspicio è che vi partecipino 50mila persone tra loro donne, bambini, neonati, anziani per rappresentare tutte le vittime civili che l’esercito israeliano ha mietuto in questi mesi e continua impunemente ad uccidere.
L’iniziativa è stata spinta Luigi de Magistris, l’ex sindaco di Napoli: “Sono convinto che ci sarà una risposta enorme dal popolo di Napoli. Servono droni, foto ed immagini che facciano il giro del mondo per mostrare cosa significano 50.000 persone uccise”.
Rimanda al mittente l’ex primo cittadino le accuse di antisemitismo attacca: “Ricordo che nel 2015 la mia amministrazione ha intitolato a Luciana Pacifici, la bimba ebrea morta ad otto mesi durante la deportazione ad Auschwitz, una strada fino ad allora dedicata a Gaetano Azzariti, il quale prima di diventare presidente della Corte Costituzionale era stato durante il fascismo presidente della Commissione della razza”.

Alla conferenza stampa era presente anche Nives Monda, la ristoratrice della Taverna di Santa Chiara finita nel tritacarne mediatico. Un caso montato su di una fake news costruita ad arte a seguito di un diverbio con due turisti israeliani Gilli e Raul Moses, i quali hanno presentato un esposto ai carabinieri.
Una denuncia supportata da una prova parziale, il video girato dalla coppia che riproduce la parte finale cioè che i due uscivano dal locale. Nessuno ha cacciato nessuno e tanto che la ristoratrice è sostenitrice di Hamas. Su questa vicenda la Procura di Napoli ha chiesto l’archiviazione, le accuse come da sempre sostiene oltre che Monda ma anche tanti testimoni erano infondate.
All’incontro hanno partecipato anche Jamal Quaddorah, referente della Cgil di Napoli,Susan Fatayer, esponente della comunità palestinese napoletana ed Antonella Liccardo, docente universitaria della Federico II.