Quando era in carcere inviava ordini, predisponeva affari, manteneva contatti internazionali e dava le direttive per reinvestire il denaro guadagnato illecitamente dalla cosca. La sua operatività era garantita grazie ai suoi familiari in particolare sua moglie e suo figlio. Il boss usufruiva anche di smartphone clandestini dove poteva utilizzare vari social e messaggerie.
Oscar Pecorelli, 45 anni, latitante del clan Lo Russo è stato catturato in Svizzera: era sfuggito all’arresto 7 mesi fa. Il Personale della Polizia di Stato, con l’ausilio della Polizia Cantonale di Sion (Svizzera), ha tratto in arresto presso la città di Sion.
Le accuse vanno dall’associazione armata di stampo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, estorsione e usura aggravate dal metodo mafioso, frode fiscale e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

L’ordinanza è stata notificata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e dal Nucleo Investigativo Centrale di Roma della Polizia Penitenziaria, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata. Contestualmente, si stanno eseguendo una serie di perquisizioni nelle province di Napoli e Caserta, e in altre località del territorio nazionale.
I proventi delle attività illegali venivano destinate all’acquisto di orologi di lusso, molti a Dubai, con pagamenti in criptovaluta. Per allontanare i sospetti molti beni era intestati a prestanome come immobili e imprese di calzature, cuoio, pellame, di lavanderia e di trasporto su gomma.
Le società, inoltre, frodavano il fisco utilizzando usando fatture false, secondo le indagini emesse per circa 10 milioni di euro. Sette mesi fa alla famiglia Pecorelli sono stati sequestrati 8 immobili, 12 lotti di terreno, 5 complessi aziendali, 2 autovetture, 1 ciclomotore, 20 orologi di lusso, 90 rapporti finanziari e circa 400 mila euro in contanti per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro.