“Sei la piccola stella che porto
Nei momenti in cui non ho luce
Sei la piccola stella che porto
Nei momenti in cui non ho luce”
“Sei l’immenso di un attimo andato
Del mio sogno la parte migliore
Sei quel vento che soffia da sempre
Ma che riesce a non farmi cadere”

Alla fine il parroco della Chiesa di San Vitale nel quartiere Fuorigrotta a Napoli prende in prestito le parole del canzone “Piccola stella” di Ultimo per chiudere l’omelia e dire addio al giovane Domenico Cirillo, il 17enne falciato da una MiniCooper nella notte tra l’1 e il 2 febbraio 2025, guidata da un 19enne che non avrebbe dovuto essere al volante di quell’auto.
“Credetemi – ha detto con la voce rotta dall’emozione – è difficile anche per me, che sono parroco, trovare le parole adatte. Una settimana fa eravamo qui tutti insieme per pregare e sperare in un miracolo e ci chiedevamo ‘perché?’, ‘perché è successo?’. Anche oggi continuiamo a chiederci ‘perché’ e non avremo risposta, ma non pensate che la nostra preghiera sia stata vana, che non sia servita a nulla. La preghiera serve a tutti noi, alla famiglia e agli amici per lenire un dolore immenso”.
Dall’altare si ribadisce il valore della vita e della sua sacralità in un’esortazione rivolta a più giovani.
“Cari ragazzi, non sprecate il tempo in cose inutili, avete dalla vostra il ‘tempo’, una grande risorsa che dovete impiegare in cose belle, riempire di amore da condividere come ha fatto Domenico” prosegue il prete che, per la prima volta, ammette di aver sentito il bisogno di scrivere un’omelia.

Gli altoplarlanti diffondono la sua voce sulla piazza San Vitale, gremita di amici, compagni di basket, insegnanti del liceo “Arturo Labriola” di Napoli, dove Domenico ricopriva la carica di rappresentante d’istituto e tanti, tantissimi sconosciuti, scossi dalla tragica morte della ‘piccola stella’ di Fuorigrotta. Vengono anche ringraziati i medici e il personale sanitario del reparto di Rianimazione dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, dove Domenico ha trascorso la sua ultima settimana, “per la loro professionalità e umanità”.
Viene ricordato l’atto di generosità di mamma Paola, papà Ernesto e della sorella Jole di donare gli organi di Domenico, autorizzando l’espianto che permette ad altri di poter vivere. “Ed è anche per questo – spiega don Fabio – che Domenico vive tra noi, vive nei ricordi e gesti quotidiani di chi lo ha conosciuto e lo ha amato”.

Le iniziative che si stanno progettando in sua memoria sono già tantissime. A partire dall’intitolazione del campetto di basket nei pressi della linea 2 metropolitana, fermata Bagnoli-Agnano Terme.
La petizione lanciata sulla piattaforma Change.org ha raggiunto in pochi giorni quasi le 10mila firme. Un appello accolto dal Comune di Napoli. In una nota inviata alla stampa, il sindaco Gaetano Manfredi fa sapere di aver chiesto alla vicesindaca Laura Lieto, presidente della commissione per la Toponomastica, di attivare il percorso che consentirà di dedicare alla giovane promessa della pallacanestro il campo.
“Domenico era un esempio di determinazione e amore per lo sport – scrive il sindaco Manfredi -. L’intitolazione, oltre a mantenere vivo il suo ricordo, potrà rappresentare per le future generazioni non solo uno spazio fisico per giocare ma anche un luogo di aggregazione dove coltivare amicizie, passioni e interessi”.
Idea condivisa anche da Sergio Colella, consigliere delegato allo sport della Città Metropolitana di Napoli, rappresentata ieri ai funerali da Marianna Salierno, consigliere delegata alla Scuola che ha inviato un messaggio di cordoglio a Nunzia Mallozzi, dirigente scolastica del liceo “Arturo Labriola”.
Tra la folla attonita in piazza San Vitale ci sono i ragazzi del basket giovanile. Le divise azzurre si stringono al loro compagno, al numero “43”, passato da poco nella formazione under 19 del Napoli Basket Academy, la società satellite della Gevi Napoli che nella scorsa partita contro il Venezia era scesa con la divisa listata a lutto. Per i funerali sono stati sospesi tutti gli allenamenti dell’Academy.

Commoventi, alla fine della cerimonia, le parole della madre di Domenico, Paola: “Mio figlio avrebbe preso tra poco la patente, ma avrebbe guidato una nostra vecchia utilitaria, non un’auto di grossa cilindrata”. Il suo è un appello al senso di responsabilità in primo luogo dei genitori, degli adulti e non solo dei ragazzi. Stesso messaggio nelle parole del papà Ernesto, mentre la fidanzata di Domenico declina, una ad una, le lettere del suo nome, dando un significato ad ognuna, nel tentativo di colmare un vuoto immenso.
Cala la sera sulla Chiesa di San Vitale, alla fine di una cerimonia accorata e commovente. Ognuno cerca in cielo la sua ‘piccola stella’.