Non voleva avere nulla a che fare con quella vita fatta di violenza, prepotenza, volgarità in una parola camorra. Sapeva chi era il marito, conosceva la sua famiglia e in pratica il clan che porta quel cognome. Ma, lei pensava che prima o poi l’uomo di cui si era innamorata quella vita l’avrebbe abbandonata. Che lui non era proprio come i suoi fratelli. A volte vedeva in quel compagno, una persona buona e sperava piano piano di cambiarlo e dare alla sua futura figlia un papà ‘normale’. Solo illusioni. La camorra è una ideologia di vita oltre che perseguire logiche di potere fondato sulla sopraffazione.
Giorni difficili, sofferti fino a prendere una decisione forte, di rottura solo ed unicamente per tutelare sua figlia, un giorno che sarebbe nata: separarsi, rompere quel matrimonio e la relazione con suo marito. Una separazione per dare serenità alla sua piccola e garantirgli una vita diversa. In pratica una dichiarazione di guerra a un clan di camorra che detta e impone la propria terribile legge a Ponticelli, quartiere dell’aera geografica a Est di Napoli. Una cosca quella dei De Martino tra le più violente dell’area metropolitana. Come si poteva immaginare è cominciato il calvario con soprusi, minacce. Le liti infinite e la decisione unilaterale di esercitare da parte della famiglia De Martino la potestà sulla bambina.
Finanche percosse alla mamma della piccola e una scorta di uomini armati per garantire gli spostamenti dei nonni paterni quando prelevavano o riaccompagnavano la bambina, della quale pretendevano l’affido esclusivo. E quando la bambina era a casa dei nonni chiamava anche il papà in videochiamata dal carcere. Assurdo. Ma sembra che De Martino riusciva a videochiamare in barba a ogni legge e regola. Le violenze alla mamma della piccola sono state documentate da numerose denunce che hanno fatto scattare le indagini affidate ai Carabinieri della Tenenza di Cercola e i provvedimenti in carcere che stamane sono stati notificati a nove esponenti della famiglia De Martino. I militari dell’Arma ha ricostruito l’intera vicenda circostanziando episodi e violenze subite dalla ex compagna di Salvatore De Martino affinché venisse garantito ai nonni paterni l’affidamento della nipote, in totale assenza di alcuna regolamentazione giudiziaria.

Salvatore De Martino, attualmente è detenuto, al pari degli altri due fratelli, Antonio e Giuseppe. Tra gli arrestati c’è il boss Francesco De Martino, reggente dell’omonimo clan operante nel rione Fiat di Ponticelli, sua moglie Carmela Ricci e altri sette affiliati. C’era il modus operandi e la logoca criminale del clan De Martino dietro la storia di una bambina contesa a suon di violenze e intimidazioni anche eclatanti. Lo hanno scoperto i magistrati della Direzione distrettuale antimafia partenopea e i carabinieri che hanno ottenuto dal gip del tribunale di Napoli l’emissione di nove ordinanze di carcerazione.
Le persone colpite dalle misure sono state portate nelle carceri di Secondigliano e di Santa Maria Capua Vetere dai carabinieri di Torre del Greco. Le accuse nei loro confronti, a vario titolo, sono di atti persecutori, lesioni personali e di detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso per aver fatto ricorso alla capacità d’intimidazione dell’associazione di tipo camorristico denominata clan De Martino, da decenni operante nell’area orientale di Napoli e, in particolare, nel quartiere Ponticelli.
Tra i destinatari delle ordinanze di carcerazione figurano anche i due nonni paterni. Dalle indagini è emerso che gli indagati hanno fatto ricorso a imposizioni, divenute con il tempo sempre più intimidatorie e prevaricatrici, affinché venisse loro garantito l’affidamento, in totale assenza di alcuna regolamentazione giudiziaria, di una bambina di poco più di 3 anni nata dalla relazione tra una donna – una ragazza proveniente da una famiglia perbene, che non ha nessun legame con la malavita – e il figlio di uno dei capi di una famiglia storicamente al vertice di una delle fazioni camorristiche che si contendono l’egemonia criminale nella zona e attualmente detenuto.