Il cardinale Crescenzo Sepe è cittadino onorario di Napoli. A stabilirlo una delibera di giunta, con la quale il sindaco Luigi de Magistris ha conferito al porporato (nato a Carinaro provincia di Caserta) lo status di partenopeo.
I meriti dell’inquilino illustre di largo Donnaregina sono molteplici per la nostra città: i discorsi-comizi sulla camorra, le aste di beneficenza con i soldi degli altri, il giubileo delle clientele, l’ampolla del sangue di San Gennaro brandita a mò di clava contro i cumuli di sacchetti di rifiuti, l’amicizia fraterna con il conterraneo e deputato Pdl pluri-imputato per camorra Nicola Cosentino, i rapporti di potere – per la verità opaco – che intrattiene nelle stanze ovattate del Vaticano e per finire il tifo e le amicizie che l’arcivescovo coltiva per la squadra del Napoli.
Insignire l’alto prelato della pregiata pergamena di cittadino napoletano è per Luigi de Magistris un tassello importante della “sua” rivoluzione arancione. La lista civica nazionale, il nuovo soggetto politico che l’ex pm sta partorendo ha bisogno anche di agganci importanti, solidi e trasversali. Sepe rappresenta un’ottima entratura nel mondo variegato e disorientato del regno di Oltretevere. Ma la cittadinanza onoraria punta soprattutto a distendere i rapporti tra Arcidiocesi e Municipio.
Una pax che Palazzo San Giacomo ha costruito faticosamente in questi mesi. La rottura tra de Magistris e Sepe è datata alla fine di novembre quando la giunta vara il “registro delle unioni civili”.
La reazione del cardinale è violenta: “Questa è una brutta notizia: non è una priorità, in città ci sono altri problemi”. Per poi rincarare la dose: “L’amore di Dio è per tutti ma cosa diversa è voler equiparare alla famiglia altre entità che famiglie non sono”.
Acqua passata. Sepe nel ricevere la cittadinanza ha detto: “Essere cittadini di Napoli significa essere parte della sua storia”.
E rivolge il pensiero ai tanti inoccupati: “L’emergenza sociale della disoccupazione è un dramma. L’assenza di lavoro si ripercuote anche sui giovani che stanno sulla porta a loro sbarrata per entrare nel mondo del lavoro”.
Parole sante che commuovono. Peccato che l’Arcivescovo parla sempre bene ma razzola male : a tre dei suoi nipoti che non avevano le chiavi delle porte sbarrate ci ha pensato sua Eminenza raccomandandoli all’Eco4 (infiltrato dai clan) e all’Anas di Lunardi.
Luigi Foderico