AI VECCHI PADRINI hanno lanciato un vero e proprio guanto di sfida. Prima “l’occupazione” dei comuni limitrofi a Scampia, Melito, Mugnano, Casoria, Arzano e Casavatore, poi le ronde armate nella città (Marano) roccaforte dei Nuvoletta e dei Polverino, a cui hanno fatto seguito le spedizioni punitive contro i familiari degli affiliati ai clan e le pretese di pizzo ai commercianti storici della zona. Sono le nuove leve di Scampia, quei “guagliuni” che un tempo venivano considerati meno che manovalanza e che oggi – complice la debolezza delle vecchie famiglie
di camorra e l’assedio delle forze di polizia nei loro territori – tentano di mettere le mani sui nuovi mercati. Nuove e fiorenti piazze di spaccio, insomma, visto che a Secondigliano e a Scampia le forze dell’ordine hanno assestato duri colpi e arginato le vendite.
Eventi che stanno però scombussolando gli equilibri criminali a nord di Napoli e che potrebbero avere conseguenze fin qui inimmaginabili. Un pezzo di faida che ormai ha valicato i confini di Scampia, dunque, ma anche un gesto altamente simbolico.
Per molti si tratta infatti di un ceffone mollato in pieno volto ai boss finiti dietro le sbarre: Giuseppe Polverino (‘Peppe ‘o barone”), re dell’hashish, dell’edilizia e del mercato alimentare, di recente estradato dalla Spagna, e Angelo Nuvoletta, già da molti anni in carcere, l’uomo che aveva stretto una storica alleanza con Cosa Nostra.
Un legame sopravvissuto agli arresti e alle morti dei boss più illustri. Le voci di strada, intanto, sono un continuo rincorrersi di ultimatum e contro-ultimatum. C’è chi parla del coinvolgimento dei Mallardo (clan dell’area giuglianese), dei Casalesi, che in questa area hanno interessi nell’edilizia e negli appalti pubblici, e chi persino della mafia siciliana.
Tutte e tre le fazioni sarebbero in qualche modo interessate ad arginare l’offensiva lanciata dai giovani camorristi, nati e cresciuti all’ombra dei vecchi padrini, ma che da tempo hanno stretto legami con le bande criminali di Scampia.
A capo dei “ribelli” ci sarebbe Mario Riccio (detto Mariano), poco più che 20enne, latitante, cresciuto a Marano e genero del boss “scissionista” Cesare Pagano. A supportarlo una truppa di cani sciolti: manovalanza di piccolo cabotaggio, delusi rimasti per troppo tempo ai margini dei business orchestrati dai Polverino e dai loro affiliati, desiderosi di rivincita e pronti a tutto pur di compiere il salto di qualità. Ma nel mirino delle nuove leve non ci sono solo Marano, Melito, Mugnano, Arzano o Casoria.
Scampia infatti è anche a due passi da altre popolose città dell’hinterland partenopeo: Giugliano, Villaricca e Qualiano in primis, terre anche queste troppo ghiotte per sfuggire alle mire di gruppi decisi a farsi largo a tutti i costi. Come reagiranno i vecchi boss? Saranno in condizione di affrontare una nuova guerra, che si preannuncia lunga, sanguinosa e che potrebbe quindi ricalcare le orme di quella scatenata (erano gli anni Ottanta) dalla Nuova Famiglia contro i cutoliani? E, soprattutto, con quali armi e quali strategie? Difficile da prevedere le scelte. Facile invece immaginare l’ennesimo scenario di violenze e di terrore.
Ferdinando Bocchetti