SI ALLARGA lo scandalo dei libri antichi trafugati dalla biblioteca di Girolamini a Napoli. Dalla Procura di Firenze giungono una serie di intercettazioni telefoniche dove emergono contatti tra De Caro e Dell’Utri. I due si telefonano di continuo e parlano principalmente di affari e testi antichi. L’inchiesta va avanti e le sorprese non mancheranno. “Dottore le ho trovato il ‘De rebus gestis’ di Carafa che è uno dei più rari” dice Massimo De Caro, direttore della Biblioteca dei Girolamini di Napoli, parlando con il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri che gli risponde “Del Carafa, si, non ce lo abbiamo”.
La telefonata è intercettata il 22 febbraio scorso dalla procura di Firenze in un altro filone d’indagine. De Caro agli arresti dal 23 maggio per lo scandalo dei libri antichi trafugati dalla Biblioteca dei Girolamini interrogato dai pm ha confermato di aver consegnato a Dell’Utri, appassionato bibliofilo, tre testi di Girolamini.
Per non mettere nei guai il senatore del Pdl De Caro però ai magistrati sottolinea che “Escludo categoricamente che il parlamentare fosse a conoscenza della loro provenienza illecita. Il ‘De rebus gestis’ l’ho dato personalmente a Dell’Utri. E’ stato un regalo, un gesto d’affetto”. Secondo De Caro in un solo caso il parlamentare avrebbe saputo della provenienza di un testo dalla Biblioteca dei Girolamini e riguarda la rilegatura Carnevari. Ma De Caro sostiene che il libro fu consegnato al fondatore di Forza Italia e del Pdl solo per “far verificare da un esperto di fiducia l’originalità della rilegatura”.
I magistrati non sembrano credere ai racconti dell’ex direttore della Biblioteca e hanno calato i loro assi: un’altra conversazione. E’ del 29 marzo. “Massimo fai il prezzo” dice Dell’Utri. E De Caro: “La prossima settimana sono solo nel convento, tutto il convento per me. Se vuole dottore…da solo…sono solo, ho le chiavi perché i padri vanno via”.
La domanda sorge spontanea ma perché invitare Dell’Utri senza la presenza di altre persone? Il mistero resta. Dubbi e perplessità che sono rimaste tali anche dopo l’interrogatorio dello stesso senatore Marcello Dell’Utri che in gran segreto ascoltato dai magistrati della Procura di Napoli (Michele Fini, Antonella Serio coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo) ha fatto scena muta ed è andato via.
Le indagini proseguono. Dell’Utri, condannato per mafia e sott’inchiesta dalle procure di mezza Italia è nel mirino degli investigatori. La sua passione senza freno per i testi rari e preziosi è sospetta. Forse è un bibiofilo per necessità. Un mercato quello dei testi antichi che si può trasformare in una buona copertura per chi vuole imbastire operazioni e movimenti finanziari.
Questa dei libri è una strana storia, l’ennesima quando c’è di mezzo Dell’Utri, il grande burattinaio. Silvio Berlusconi in cui compare come vittima di una ipotetica estorsione operata dallo stesso Dell’Utri alla domanda del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia di perché ha versato in dodici anni la somma di 40 milioni di euro al senatore, l’ex premier ha affermato: “Marcello è un mio amico e un collaboratore prezioso ho dato quei soldi perché lui ha solo due filoni di spesa: la famiglia ed i libri antichi”.
Arnaldo Capezzuto
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