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UN ANNO SCOLASTICO turbolento, bisestile in tutti i sensi, quello che sta per concludersi. Iniziato con le proteste delle maestre precarie senza riconferma del contratto, i ritardi legati all’inizio della refezione e conseguente slittamento del tempo pieno; i disagi delle mamme lavoratrici che s’inventano la refezione autogestita.

Tutto ciò nella Napoli in grande spolvero dell’America’s cup e della pista ciclabile, una città che voleva riscattarsi dopo anni di “monnezza” sulle prime pagine di tutto il mondo.

Sblocca la situazione il coraggio di un atto giuridico portato avanti dalla Giunta guidata dal sindaco Luigi De Magistris che individua nella scuola un “servizio essenziale ed infungibile” e porta al funzionamento a tempo pieno della scuola comunale e alla contemporanea assunzione di 315 maestre precarie, nonostante lo sforamento del patto di stabilità e il rifiuto da quello che diventerà l’ex direttore generale Riccio a firmarne i contratti a tempo determinato ritenuti illegittimi.

I fatti, nella sentenza della Corte dei Conti che il 24 maggio giudica quell’atto legittimo e garante di un diritto costituzionalmente riconosciuto, hanno dato ragione all’azione intraprendente di un sindaco e una giunta che non ha avuto paura di mettersi in gioco e garantire e tutelare il carattere pubblico della scuola comunale.

Sarebbe stato molto più semplice dismettere. Lo dicono i fatti. Torino, Genova, Modena, Reggio Emilia, Bologna. Tutti avviati sulla strada dell’affidamento dei servizi comunali per l’infanzia –asili nido e scuole materne –alle cooperative e alle ASP, aziende speciali compartecipate del comune.

Con gravi disagi per bambini, educatori e maestre disoccupate da un giorno all’altro, famiglie che non vedono garantiti gli standard minimi a cui erano abituati. Ma, negli ultimi giorni di maggio, le acque, apparente calme nelle scuole del comune di Napoli, si agitano nuovamente. Una circolare diffusa in alcuni circoli didattici fa tremare insegnanti di ruolo e ripiombare nell’incubo disoccupazione decine di insegnanti precarie.

Sulla base delle incertezze legate all’approvazione del piano di rientro, si procedeva a regolare le ammissioni dei bambini per il prossimo anno scolastico solo in base al numero delle insegnanti di ruolo e non alla effettiva ricettività della struttura. Ciò di fatto avrebbe drasticamente ridotto il numero degli ammessi e azzerato gli incarichi annuali.

La notizia, già nell’aria, si diffonde a macchia d’olio. L’allerta è presto lanciata da comitati e organizzazioni sindacali, ma prontamente smentita dall’amministrazione comunale nella persona del sindaco De Magistris che, condividendo l’impegno con l’assessore all’istruzione Palmieri e il direttore generale Auricchio, ribadisce l’impegno dell’amministrazione in difesa della scuola pubblica e della tutela del lavoro precario, impegnandosi anzi a trovare strade che portino ad una futura ed auspicata stabilizzazione per tutelare le alte professionalità su cui il Comune stesso ha investito in termini di formazione.

Arriva anche l’accordo sottoscritto dall’assessore Palmieri e l’assessore al lavoro Panini con CISL e Uil riguardo i nodi cruciali della questione scuola: rifiutare culturalmente la camorra come alternativa di vita.

Monica Capezzuto
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Leggi gli altri articoli del N. 11 di Maggio Giugno 2013

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