UNA DISTESA di cavoli e tante serre. Un bel colpo d’occhio. In mezzo uno strato di quattro metri di terra. Sotto negli inferi un nocciolo attivo come quello di una centrale nucleare composto da fanghi industriali, scorie da lavorazione chimiche, risultato di materiali ferrosi, rifiuti medicali, farmaci scaduti, diluenti e resti di vernici ma anche componenti elettronici, pneumatici e amianto.
L’epicentro di questa Chernobyl campana è il perimetro della “Terra dei fuochi” a Caivano che con Acerra, Marcianise, Orta di Atella, e Giugliano rappresenta lo stoccaggio dei rifiuti tossici. Don Maurizio Patriciello e Antonio Marfella in missione a Bruxelles hanno illustrato al Parlamento Europeo il dramma, la tragedia, il genocidio campano.“Ci sono circa due milioni e mezzo di scorie interrate sotto i campi coltivati.
La produzione dei rifiuti industriali è giunta ai 140 milioni di tonnellate. E se l’emergenza rifiuti urbani ha portato la Campania ad essere lo zimbello d’Europa, le organizzazioni criminali ci hanno fatto diventare, insieme alla Grecia, la discarica tossica d’Italia.
Da noi sono smaltiti dai 30 ai 35 milioni di tonnellate di scorie di aziende che producono in nero e cioè in regime di evasione fiscale”. La correlazione tra questa Chernobyl e l’aumento vertiginoso dei tumori è un dato scientifico acclarato.
In Campania le neoplasie sono epidemiche. Per troppi anni in molti hanno girato la faccia dall’altra parte. Chi governava ha fatto finta di nulla diventando complice di quel sistema che ha messo criminalmente camorre, economia, politica e istituzioni sullo stesso piano. Una osmosi che ha avuto effetti devastanti e nefasti sui territori e compromettendo la vita di intere generazioni.
Luigi Foderico