Si è spento all’ospedale Vecchio Pellegrini. Era lucido e cosciente. Un’escalation di complicazioni poi la resa. Era una maschera, un personaggio surreale ma per tutti, l’amico degli studenti.
Sul suo conto giravano le leggende più disparate. La più raccontata voleva Antonio ‘O Barone discendente di una famiglia aristocratica partenopea decaduta. Animo sensibile, occhi di un blu imbarazzante, lineamenti da attore e rughe di vita vissuta. Antonio amava Napoli, quel ventre molle della città d’arte lo aveva accolto. Lo coccolava. Come una madre amorevole verso un proprio figlio, se ne prendeva cura. Con quella andatura barcollante, le urla improvvise, i sonnellini riempiva le sue piazze: Bellini, Santa Maria La Nova, Gesù Nuovo e San Domenico Maggiore.
Sin dal mattino lo si trovava a spasso ad inveire contro gli spettri, i fantasmi, le ombre che noi non riusciamo a vedere ma da cui rifuggiamo. Lo vedevi spesso assorto seduto sulle scale della chiesa del Gesù Nuovo oppure steso sul marmo d’ingresso della Basilica di Santa Chiara o fuori la Chiesa di Santa Maria la Nova a pensare, riflettere, filosofeggiare. Sguardo proteso nel vuoto, gambe accavallate e intento a sorseggiare da un cartone del vino o bere la birra.
Antonio ‘O Barone non era un arredo urbano ma parte del corpo, delle membra, dei muscoli della città. Era l’amico di tutti. Anch’io quando girovagavo a perditempo, prima da studente di sociologia, e poi uguale come pseudo cronista, ci chiacchieravo. E stranamente per lui, ci capivamo. E non so neppure come. Di Antonio imbarazzava lo sguardo torvo e incazzato. Ti vedeva o meglio intravedeva dentro. Un suo saluto roco era una concessione. Il suo ciao somigliava al graffiare con le unghie la lavagna.
Eppure dentro di lui c’era la sintesi, l’incarnazione di una città tanto amata e allo stesso tempo odiata. Nell’azzurro tenue di quegli occhi cielo-mare partenopeo c’era l’insieme della bellezza e del dolore di una Napoli, ferita a morte ma sempre orgogliosa, nobile, generosamente contraddittoria.
É spuntato uno striscione a piazza San Domenico Maggiore, è solo un ciao: “Si spengono le luci, inizia un altro giorno per Antonio ‘ o Baron”!
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