«Non hai pagato? E allora è meglio che scompari dal quartiere. Ti diamo un giorno di tempo».
Agli ambulanti e commercianti che si rifiutavano di pagare il pizzo al gruppo criminale non solo venivano “avvisati” a suon di colpi di pistola ma anche cacciati dalla propria attività lavorativa e dall’abitazione.
Accade nel cuore del centro storico dove Vincenzo Martinelli, 49 anni e i due figli Rosario e Salvatore, rispettivamente 25 e 24 anni, Mariano Porcino, 25enne e Gennaro Fittipaldi, il 24enne ucciso lunedì mattina avevano messo su un piccolo clan.
Il capo della neo cosca è Vincenzo Martinelli che approfittando del vuoto di potere si erano inseriti nel mercato del racket delle estorsioni. A scoprire tutto sono state le indagini della Dda con i carabinieri capitanati dal comandante provinciale, generale Antonio De Vita e dal comandante del reparto operativo, colonnello Francesco Rizzo che all’alba hanno stretto le manette ai quattro componenti del gruppo criminale.
Le indagini sono state coordinate dal pm Michele Del Prete ed hanno avuto una sensibile accelerazione dopo l’uccisione di Fittipaldi nell’androne del suo palazzo a ridosso della Facoltà di Giurisprudenza.
Tra gli episodi contestati c’è un raid armato del 15 aprile scorso in via Sedile di Porto, sempre in zona Universitaria, commesso ai danni di un venditore ambulante che si era rifiutato di pagare il pizzo.
L’estorsione era di 1000 euro ma il clan l’aveva fatta salire a 5mila. Gli indagati si recarono sotto casa dell’uomo e spararono contro le sue finestre 4 colpi di pistola urlando: “Adesso te ne devi andare di casa, il tempo è scaduto, il mese è passato”.
La vittima rispose a sua volta esplodendo alcuni colpi di pistola a salve.
Emerge dalle indagini un fatto inedito ossia che il nascente clan, a chi non pagava, imponeva di interrompere le attività commerciali e persino di abbandonare la casa e il quartiere.
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