0
0
Nel giorno dell’ultimo addio all’ex capo della Procura di Milano e capo del pool mani pulite Francesco Saverio Borrelli, sono stati concessi i domiciliari all’ex ministro e governatore della Lombardia Roberto Formigoni condannato in via definitiva.
Coincidenze e la mente corre agli anni dell’esplosione di tangentopoli dove capitolò la Prima Repubblica sotto i colpi delle inchieste della magistratura.
Corruzione, tangenti e finanziamento illecito dei partiti i mali che mangiarono e fecero crollare il sistema dei partiti e creato la deriva di questi anni.
Per l’ultimo saluto a Francesco Saverio Borrelli che in un famoso discorso pronunciò per tre volte: resistere, resistere, resistere sono sfilati i colleghi di lavoro : Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, l’attuale capo della Procura di Milano Francesco Greco, all’epoca uno dei componenti del pool.
La toga rossa poggiata sulla bara, rose bianche e il picchetto d’onore. Così si è aperta la camera ardente al Palazzo di Giustizia a Milano in onore di Francesco Saverio Borrelli, scomparso sabato all’età di 89 anni nell’hospice dell’Istituto dei Tumori dove era ricoverato da alcune settimane.
Lo stesso onore della camera ardente a palazzo di Giustizia toccò nel 2014 a Gerardo D’Ambrosio.
Il più commosso è stato Di Pietro in lacrime davanti al feretro di Borrelli. L’ex magistrato d’assalto ha indossato di nuovo la toga, la depose quando presentò le dimissioni.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha voluto dare il suo ultimo saluto a Borrelli e lo ha voluto ricordare come un “esempio da custodire per le nuove generazioni”.
Il ministro lo ha definito un “esempio determinante per la lotta alla corruzione” e di “imparzialità”. Bonafede ha sottolineato il suo contributo alla “giustizia” e alla “democrazia” italiane.
Metti un like alla nostra Fanpage
© Riproduzione riservata
www.ladomenicasettimanale.it
