Disagio e tensioni nell’alleanza M5S-Lega. Un voto contrario in Parlamento sulla Tav sancirebbe la rottura politica del patto per l’Italia

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Cresce il disagio e la tensione nella maggioranza. Ormai nel Transatlantico ci sono continui capannelli di parlamentari che parlano fitto, fitto. Il clima è di una attesa metafisica.

Si attende un evento improvviso dal momento all’altro. Potrebbe essere una frana che si stacca e travolgere tutto. Ai primi scricchiolii si desta l’attenzione. Parte il tam tam. C’è un inseguimento alla dichiarazione, al post al tweet. Falso allarme. Non è accaduto nulla.

È un corpo a corpo tra M5S e Lega. Le polemiche in un crescendo si fanno sempre più dure e colpiscono temi capisaldi per l’una e l’altra forza politica: Tav, sicurezza, giustizia, tasse. È bastato il niet di Matteo Salvini sull’annunciata riforma della giustizia made Alfonso Bonafede per scatenare una ridda di voci di una imminente crisi di governo.

Dichiarazioni di fuoco, stilettate e puntualizzazioni. Comincia Luigi Di Maio che difende senza se e senza ma il suo ministro della Giustizia: “Non possiamo perdere questa occasione epocale”. Qualche minuto e Salvini spara palle incatenate via diretta Fb: “Questa riforma è acqua. Serve altro, serve più coraggio: bisogna dimezzare i tempi dei processi”.

È l’antipasto sul blog delle Stelle si ritorna sull’argomento più spinoso : La Tav.

“Il partitone dei supporter della Torino-Lione vede schierati dalla stessa parte Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito Democratico, larga parte degli economisti, il grosso della stampa (sui ‘giornaloni’ analisi distanti dal pensiero unico sono ormai bandite) Confindustria, banche e oltranzisti del cemento”.

“E naturalmente gruppi d’affari francesi, che hanno risposto subito ‘presente’ agli avis de marché. Soltanto il M5S non è mai salito sul treno nel quale oggi troviamo stipati i tantissimi ‘ultras’ del Tav. Diversi tra loro solo in apparenza, ma in realtà uguali nel fanatismo a sostegno di un’opera inutile, dannosa, antidiluviana e dai costi tutt’altro che certi”.

Il Movimento 5 Stelle e in particolare Luigi Di Maio sa che proprio sull’alta velocità si gioca la sopravvivenza politica.

Caduto il baluardo Tav l’esperienza pentastellata può essere anche ampiamente archiviata.

I grillini lo sanno e sono pronti a dare un segnale inequivocabile in Parlamento.

I voti per continuare la Tav ci sono tutti però è chiaro che una maggioranza diversa da quella del contratto sancirebbe la crisi dell’esecutivo e la rottura definitiva dell’alleanza.

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