Se dovesse confermarsi lo scenario della crisi di governo ci si troverebbe in un inedito cul de sac. Il voto a ottobre di fatto metterebbe a rischio il varo della finanziaria entro il 31 dicembre.
Sembra che i tempi non ci siano – rispetto alla consuetudine – per avviare le nuove Camere e in ogni caso non potrebbero essere convocate prima di dicembre.
Il varo della manovra per il 2020 oltre ad essere obbligatoria e fondamentale per i conti dello Stato rispetto agli impegni presi di fronte alla Ue per evitare l’infrazione e sterilizzare le norme di salvaguardia.
Insomma, l’aumento dell’Iva per 23 miliardi previsto dalla Finanziaria dello scorso anno diventerebbe una medicina da prendere obbligatoriamente.
Un quadro d’insieme che sconsiglia il voto anticipato anzi suggerisce di trovare una soluzione in Parlamento.
Ecco che spunta la strada dei “responsabili” insomma organizzare un percorso per approvare una finanziaria d’emergenza e poi andare al voto.
Sondando le dichiarazioni dei leader i margini sono molto ristretti però l’ago della bilancia lo potrebbe fare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La sua saggezza potrebbe indurre le forze politiche a stabilire e sottoscrivere un patto limitato nel tempo e calibrato solo e unicamente per l’approvazione di una finanziaria essenziale.
Questa l’ipotesi al vaglio del Quirinale, un esecutivo di larghe intese o ponte, che gestisca gli affari correnti e soprattutto realizzi la manovra d’autunno, prima di portare il paese a votare.
Giulia Rosati