“Io e Denyse Cutolo siamo orfane tutte e due” Parla la figlia di Marcello Torre, ucciso l'11 dicembre 1980 dalla camorra. Il mandante fu il boss Raffaele Cutolo

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“Non voglio pietismo, non voglio lacrime, non voglio come nessun familiare delle vittime innocenti delle mafie, noi abbiamo bisogno di verità, di giustizia e la certezza della pena. Sono una madre e da madre mi dispiace e non sono nessuna per giudicare. Sono piccola, piccola posso solo dire che sono cresciuta nella aule del tribunale e finalmente la condanna di Raffaele Cutolo è avvenuta solo nel 2001 dopo 21 anni dall’omicidio di mio padre”.

Parla in una straordinaria testimonianza umana Annamaria Torre, figlia di Marcello Torre, principe del Foro di Salerno e sindaco di Pagani, ammazzato l’11 dicembre 1980 da un gruppo di fuoco della camorra. Il commando attese Marcello Torre fuori casa, e lo trucidò a colpi di lupara.

Per quel maledetto omicidio solo dopo anni la Corte di Assise di Appello di Salerno, il 10 dicembre 2001, ha condanna all’ergastolo Raffaele Cutolo, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione il 4 giugno 2002. Cutolo è indicato come il mandante del delitto ma dopo 39 anni restano intatte le ombre.

Annamaria Torre ha partecipato al Pan di Napoli nell’ambito dell’undicesima Edizione de ‘I Corti sul lettino Cinema e psicoanalisi’, Festival internazionale del Cortometraggio organizzato da Paolo Cipolletta al dibattito su ‘Denyse – al di là del vetro’, lo short movie dell’attore, regista e sceneggiatore Gianfranco Gallo incentrato sulla figlia di Raffaele Cutolo e Immacolata Iacone, nata con l’inseminazione artificiale.

Ora Denyse tra qualche settimana compirà il 12esimo anno d’età e per il regolamento del carcere duro non potrà più avere un contatto col padre: tenergli la mano, dargli un bacio. Potrà solo parlargli una volta al mese.

Con il giornalista Sandro Ruotolo, lo stesso regista Gianfranco Gallo c’erano il magistrato antimafia Catello Maresca, l’avvocato dell’ex boss,  Gaetano Aufiero e per l’appunto Annamaria Torre, Referente Provinciale, per il settore memoria, della rete di associazioni ‘Libera Contro le Mafie’.

“Vorrei capire, vorrei essere libera, vorrei spiccare il volo, vorrei pacificarmi non ho avuto una vita facile – racconta Annamaria Torre – il mio calvario l’ho fatto e lo sto continuando a fare ho visto mio padre assassinato sotto i miei occhi”.

A distanza di 39 anni restano intatte le ombre del perchè in quel momento dovesse essere ucciso Marcello Torre, un omicidio per dare un segnale non solo a quei sindaci che non volevano sottostare agli ordini della camorra ma soprattutto un messaggio partito da ambienti politici. L’11 dicembre del 2007 è stata consegnata alla famiglia la medaglia d’oro al valore civile conferita a Marcello Torre dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

“A me è stato privato di crescere con mio padre, di essere accompagnata all’altare al mio matrimonio di dargli la gioia dei nipoti – racconta – nulla contro la bambina Denyse, non spetta a me parlare del 41 bis però basta con le campagne pro Riina, Provenza, ecc”.

“Il lavoro di Gianfranco Gallo è delicato – conclude Annamaria Torre – non spetta a me giudicare posso dire che siamo orfane tutte e due”.

Arnaldo Capezzuto

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