Luigi Di Maio è alle corde. La rassicurazione, l’atto d’imperio, il parlar chiaro del fondatore e garante Beppe Grillo, giunto di fretta e furia a Roma, per parlare a nuora e far intendere a suocera non ha placato le ire e le proteste nel Movimento 5 Stelle.

Le articolazioni e i parlamentari ma anche i quadri intermedi consiglieri regionali, comunali e municipali giudicano l’intervento del comico genovese in modo non positivo.
Nel video pubblicato su Fb nella sostanza Grillo spalleggiato da un Di Maio intimidito ha detto che il “Movimento non è più quello di una volta e occorre cambiare altrimenti si scompare”.
Che il Movimento 5 Stelle non fosse più quello dei vaffaday, dei meetup e dell’uno vale uno era ormai chiaro. L’aver sdoganato l’uomo solo al comando è stata una condanna.
Addirittura l’aver consentito un politico modesto come Di Maio di ricoprire cotemporaneamente : il ministero del Lavoro, dello Sviluppo Economico, di vicepremier e di capo politico. È stata una pazzia.

Potere enorme gestito da una sola persona e dal suo cerchio magico che tra strappi, contraddizioni ha meso in ginocchio la credibilità della formazione politica.
C’è un primo tempo dove i Pentastellati diventano una sorta di ciambella per la Lega facendola giungere al 34 per cento dei consensi. Poi c’è un secondo tempo dove il M5S si rimangia tutto e si allea con il Pd.

In mezzo ci sono le elezioni europee e regionali dove svaniscono oltre sei milioni di voti. Un disastro.
Ora sono macerie. C’è un ceto politico eletto, è nelle istituzioni, è autoreferenziato, narciso, staccato dalla realtà, si parla addosso ed è politicamente inconsistente.
Lo sa Grillo e con grande lucidità cerca di tenere insieme i pezzi partendo da Di Maio, incapace di mantere una leadership, immaturo per far maturare il Movimento 5 Stelle. Nella sostanza il garante e fondatore ha imposto nuovamente a Di Maio l’alleanza, l’intesa alle regionali con il Pd. Arginare la destra che avanza con la Lega minacciosa passa per la vittoria in Emilia Romagna.
Insomma, il Movimento 5 Stelle non esiste più nella società civile italiana. È una forza marginale. Non ha conservato nulla di quel 33 percento.
Ci sono leader delegittimati che continuano con una loro personale narrazione, una mistica del potere, un canto del cigno e neppure si rendono conto che non rappresentano più nulla tanto meno quello spazio politico trasversale ora occupato dalle Sardine.
Arnaldo Capezzuto
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