Il ‘Sindaco del Rione Sanità’ l’antidoto alla subcultura di Gomorra

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Tutto si è messo in moto al Nest teatro e al rione Sanità. Due periferie di Napoli ; quella a Est e quella del Centro storico.

‘Il Sindaco del Rione Sanità’ è il capolavoro di Eduardo De Filippo riattualizzato da Mario Martone su di un’idea di Francesco Di Leva, talento vero, che interpreta Antonio Barracano che invece di avere 75 di anni ne ha 36. Proprio nel dettaglio anagrafico non da poco, si può spiegare come sia cambiata la camorra/le camorre.

Nella meravigliosa Basilica di Santa Maria della Sanità dove sembra aleggiare lo sguardo severo del compianto e mai dimenticato don Giuseppe Rassello, il parroco che in una vita travagliata e in un contesto difficile, seppe piantare i semi giusti che oggi germogliono, è stato proiettato il film.

L’impatto è forte, emozionante e di grande vibrazione. Sono le viscere di Napoli a contatto con le viscere di Napoli. È stato don Antonio Loffredo a volere fortemente il film nella Basilica di piazza Sanità nell’ambito dell’anniversario dei 50 anni della riapertura della catacombe di Napoli e dei 10 anni della cooperativa ‘La Paranza’.

Una tre giorni di riflessioni, dibattito e proposte sul ‘Modello del rione Sanità’ guardando alla ‘Cultura e Sociale muovono il Sud”. Non è un bilancio ma una riflesione di come il seme stia crescendo e producendo i frutti.

C’è Mario Martone, accompagnato dalla moglie e sceneggiatrice Ippolita Di Majo, c’è lo straordinario e talentuoso Francesco Di Leva, c’è il regista, organizzatore e direttore dell’evento Vincenzo Pirozzi con i suoi giovanissimi aspiranti attori della Sanit’Art.

“Mi ha dato un’emozione grande vedere il questo film proiettato in un luogo così simbolico – dice Martone – Questa è una tappa importante che viene dopo un lungo viaggio e viene da lontano”.

“Conobbi Francesco ben 20 anni fa, a un laboratorio, era ragazzino ma ne vidi già le doti di grande attore – aggiunge il registra – Il nonno concesse che frequentasse il corso a Ischia nella villa di regista Visconti”.

“Quando a lui venne l’idea di chiedere i diritti a Luca De Filippo per fare un Barracano, non ha faticato per niente a convincermi a farlo, da regista. Questa avventura intensissima portata avanti col Nest mi ha dato la possibilità di suonare lo spartito di Eduardo con un sound contemporaneo. C’è un’idea non individuale ma collettiva e quasta è la forza di Francesco e dei ragazzi del Nest” – sottolinea Martone -.

“Questo film l’ho visto circa 40 volte ma quando sono entrato nella Basilica ecco la sensazione, l’espressione giusta l aposo dire solo in napoletano ‘o fridd ncuoll’ – esordisce un emozionatissimo Francesco Di Leva – abbiamo presentato questo film in tutt’Italia ma venire qui nel cuore del rione Sanità in una chiesa dove altri preti non avrebbero consentito la proiezione – come invece è avvenuto questa sera – è una vera rivoluzione”.

“Sono sicuro che le cose cambiano – riflette Di Leva – come stanno cambiando a San Giovanni a Teduccio con l’impegno di tutti. Il Nest è la testimonianza che l’arte, la cultura, il talento davvero possono contribuire a cambiare le cose e fare le rivoluzioni”.

La potenza del testo di Eduardo De Filippo rivisitato da Martone acquista potenza, forza e attualità nella straordinaria interpretazione di Di Leva e degli altri attori.

Un film che sembra un anti-gomorra, c’è un messaggio forte che emerge : l’interruzione delle guerre di camorra, dello spargimento di sangue, del cambiare idea, del passo indietro, del sacrificio estremo per tutelare la famiglia e le persone che ami. Ecco chiamarsi veramente uomo significa anche ammettere un errore e fermarsi.

Non c’è una camorra buona e una camorra cattiva. Però non si può far finta di nulla, Napoli è anche questo impasto complesso e stratificato dove l’ignoranza diventa collante e gli Antonio Barracano diventano quello Stato che esercita il potere di regolare, governare gli accadimenti.

Un film che è uno schiaffo, a chi pensando che siano storie vecchie e lontane continua a girare la testa dall’altra parte. Ci si salva assieme e forse il tempo è maturo per avvicinare le tante Napoli dentro Napoli.

Arnaldo Capezzuto

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