Se si rende necessario cercare un punto centrale e nevralgico del primo romanzo di Daniela Punziano, “La parola prima di tutto” (Graus Edizioni), senz’altro lo possiamo trovare nella timidezza e semplicità che connotano il carattere della protagonista, una ragazza di nome Auretta.
Una donna che prima di raccontare se stessa fa i conti con il proprio pudore, con la propria intimità che si contrappone alla moderna voglia di esposizione massima che ci fa vivere secondo il dogma che se non appari non esisti.
Quindi, prima di raccontare se stessa all’autrice, che raccoglierà la narrazione plasmandola come se si trattasse di un diario quotidiano, Auretta vive una catarsi, un passaggio che le consente di raggiungere la convinzione che, forse, è meglio sbottonarsi e raccontarsi perché se non si comunica con chi ci è vicino, se alla parola si preferisce il silenzio allora violenza e indifferenza potranno prevalere e sopraffarci sempre.
Da questo punto si snocciola la narrazione tra amori, sfortune, arte, incontri e riscoperte. Tessendo così le origini della giovane Auretta dipingendole nel tessuto sociale di un’Italia che vive la sua storia tra la prima guerra mondiale e il festival di Sanremo.
Pagine intense, appassionate accompagnate sempre da una playlist musicale perché, in fin dei conti, la vita non può fare a meno di una o più colonne sonore.
Ciò che colpisce del lavoro della Punziano è la voglia di raccontare la semplicità, la quotidianità, insomma il vero che attraversiamo quotidianamente senza viverlo veramente.
A far da cornice a questo piccolo ma intenso romanzo è il qrcode video-audiolibro e colonna sonora presente in quarta di copertina e, infine, due scketch legati al libro: “Una soluzione inaspettata” e “Lo schiaffo”.
Maria Pia Catanzariti