Due studenti di medicina raccolgono 239 mila euro in poche ore per l’aospedale Cotugno di Napoli. L’obiettivo è di 500 mila euro: “Facciamo qualcosa e rendiamoci utili”

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È iniziata ieri una significativa raccolta fondi per l’ospedale Cotugno di Napoli, che vede protagonisti due studenti di Napoli.

Sono Federica De Masi e Alessandro Ruggiero iscritti al sesto anno di medicina, che impossibilitati a prestare servizio in altro modo, hanno deciso di avviare un foundraising destinato alla Azienda Ospedale Dei Colli con specifico riferimento al Centro di Malattie infettive Cotugno

I due studenti, grazie all’aiuto di Dino Falconio, notaio in Napoli, sono in contatto con Giovanni De Masi, direttore Amministrativo dell`A.O. dei Colli, il dottor Roberto Parrella, Direttore UOC Malattie Infettive a Indirizzo Respiratorio, AORN Ospedali dei Colli – Ospedale “D. Cotugno” di Napoli ed Ettore Cinque, assessore al bilancio della Regione Campania

“Sono Federica De Masi, una studentessa di medicina – scrive nella piattaforma l’organizzatrice – sono preoccupata e ho deciso di agire istintivamente. Mi sono messa su google cercando soluzioni. Ho trovato questa piattaforma affidabile per altre raccolte organizzate”.

“Ho deciso di azzardare e mi è venuto in mente di dare una mano in questo modo. Ho consultato per bene la pagina di Internet e ho scoperto che in dieci minuti ho potuto creare questa campagna e gestirla personalmente, con l’accordo di prendere questi soldi e darli al Cotugno”.

“Ho scelto quest’ospedale perché è il nostro punto di riferimento in quanto sede di malattie infettive di Napoli e credo abbia bisogno di supporto materiale”.

“Attorno a me si stanno aggregando tutti i miei colleghi universitari e specialisti interessati fortemente nella cosa e stanno dando un aiuto per cercare un contatto per far arrivare questa somma, che mai pensavo di raggiungere in così poco”.

“Siamo in un periodo di merda, diciamolo. E in fin dei conti a chi può, non costa davvero nulla osare con un piccolo contributo per aiutare gli ospedali nella ricerca, nell’acquisto di altri ventilatori o altro materiale per supportare tutte le persone che cercano di combattere questo virus, chi convivendoci e chi dando una mano a chi ci convive”.

“Ho 23 anni, e da futuro medico quale (spero) sarò, non potevo permettermi di non fare niente in questa situazione. Non siamo in Lombardia, nel nord Italia, siamo in Campania, e come racconto dobbiamo fare in modo da sostenerci, perché non abbiamo né i materiali né le attrezzature a sufficienza per contrastare quest’epidemia oggi giorno. Facciamo qualcosa e rendiamoci utili”.

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