Salvini, già condannato per razzismo, scarica il direttore di Libero: “Una cazzata”. La vera preoccupazione? I sondaggi. Al Cotugno spunta lo striscione: “Se potete curate pure Feltri”

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Il furbo – si crede lui – capo della Lega Matteo Salvini si smarca e definisce le affermazioni di Vittorio Feltri, circa l’inferiorità dei meridionali, “una cazzata”. È chiaro che Salvini cerca di scansare gli schizzi di fango di ritorno. Un paraculismo per mettersi di lato. L’ex capo del Viminale tenta, in modo frettoloso, di tirarsi fuori.

Il direttore del Quotidiano Libero è seriamente preoccupato non tanto per l’improbabile radiazione dall’albo dei giornalisti ma per le conseguenze civili e penali che molte delle sue dichiarazioni insensate, offensive e diffamanti potrebbero avere in sede giudiziaria.

Non si tratta di una questione di libertà d’espressione, di agibilità professionale e neulla c’entra l’articolo 21 della Costituzione.

Le farneticazioni di Feltri vengono da lontano è parte di una storia, di una cultura del potere per il potere, di un progetto politico.

Già ai tempi di Gianfranco Miglio, primo ideologo antimeridionalista e secessionista della Lega Nord di Umberto Bossi e di Mario Borgherzio, Feltri era solito dedicarsi a scorribande simili e per la verità sempre ottima compagnia.

Umberto Bossi e Gianfranco Miglio

Insomma, Matteo Salvini ha la coda di paglia. Sulle sue spalle pesa una condanna per diffamazione e violazione della legge Mancino, che punisce “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

Un decreto penale emesso da un giudice di Bergamo ha condannato Salvini al pagamento di una pena pecuniaria di 5.700 euro per un coro razzista contro i napoletani.

Matteo Salvini accanto al busto di Gianfranco Miglio

I fatti risalgono al 13 giugno 2009, quando il leader del Carroccio allora deputato alla Camera, parlamentare europeo e capogruppo della Lega Nord al comune di Milano intonò mentre sorseggiava l’ennesimo bicchiere di birra cantava: “Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani”, ma anche “O colerosi, terremotati… Con il sapone non si sono mai lavati”.

I cori razzisti

Solo poche settimane Salvini nel corso di una intervista a riguardo dall’epidemia da Coronavirus spiegava : “La gravità della situazione dovrebbe essere capita soprattutto in certe città del Sud Italia”.

Oggi il leader del Carroccio ha ingranato la marcia indietro e complice anche i sondaggi disastrosi ha detto : “A me è sembrata francamente una cazzata l’affermazione del direttore Feltri sulla inferiorità dei meridionali”.

“Sono assolutamente in disaccordo – spiega nel corso di un’intervista a Radio Crc – con le sue affermazioni perché se per un giornalista è scorretto in tempo di pace fare considerazione che dividono il Paese, è scorretto e ingiusto farlo in tempo di guerra”.

Alla fine vincono sempre e solo i meridionali e in particolare i napoletani. Lo strscione che è apparso davanti all’ospedale Cotugno di Napoli è qualcosa di geniale e testimonia lo spirito di un popolo millenario: “Grazie e se potete, ma senza impegno, curate pure Feltri”.

Arnaldo Capezzuto

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