Perchè la maggior parte dei comuni della provincia di Napoli non hanno approvato e adottato i Puc?
È un buco nero. Una voragine. Un pozzo senza fondo non casuale. Non avere regole chiare, norme efficaci, certezze urbanistiche fa avere i cordoni larghi dove nelle pieghe s’inseriscono comitati d’affare, lobby malavitose e interessi robusti di prenditori e costruttori dalle dubbie origini.

Un sistema di potere per il potere connesso con la politica, il mondo delle professioni e settori della pubblica amministrazione.
C’è anche chi dice no e resiste. Ma ben presto verrà neutralizzato con un trasferimento, indotto a cambiare settore e ruolo oppure commissariato. È la solita triste storia che emerge dalle tante inchieste giudiziarie, uno spaccato da brivido che accomuna quasi tutte le pubbliche amministrazioni dell’hinterland partenopeo.
In Campania la situazione è drammatica. I piani regolatori generali sono vecchi e obsoleti. Non fotografano le esigenze e i cambiamenti degli agglomerati urbani.
Non si fa nulla per mettere in sicurezza i territori e fronteggiare il consumo incontrollato del suolo.

Da anni non si è messo mano ai Puc, i piani urbanistici comunali, è il segreto di pulcinella.
Se solo si fossero approvati i piani preliminari scattava il “periodo di salvaguardia” ossia quel lasso di tempo in cui il PUC viene rivisto, modificato e approvato dall’Ente locale (dopo parere della Regione, tale parere è vincolante) ed entro il quale il comune ed il settore tecnico devono applicare la normativa più restrittiva in termini di autorizzazioni edilizie da qui il termine “salvaguardia”.
Così non è stato, le betoniere devono funzionare h24 e vomitare calcestruzzo, gli affari sono affari e se si fermano potrebbero accadere cose spiacevoli.
Addio, insomma, a concessioni edilizie a go go, autorizzazioni in deroga agli strumenti urbanistici, scia, cambi di destinazione d’uso e tutte quelle diavolerie burocratiche inventate sartorialmente per realizzare colate di cemento.
Questo è il vero motivo per cui i Puc non verranno mai approvati e le salvaguardie mai applicate e l’Ente Regionale non subentrerà ai comuni inadempienti.
Il sistema è collaudato e serve a far circolare denaro, reinvestirlo, fargli cambiare forma, sostanza, ripulirlo dai guadagni di attività illecite.
Le clientele sono clientele poi c’è il mercato elettorale, gli amici degli amici e le cambiali da onorare.

Non è un caso, insomma, se nel corso delle perquisizioni legate all’inchiesta di Sant’Antimo, i carabinieri del Ros hanno trovato oltre 43mila euro in contanti nell’abitazione del responsabile dell’ ufficio tecnico del comune.
Il funzionario pubblico risponde di diversi reati tra i quali anche la turbata libertà dell’incanti gravati dalle finalità mafiose.
La somma in banconote di diverso taglio era stata sistemata in piu’ parti della casa.
Arnaldo Capezzuto