Ciarambino è ancora il nuovo che avanza? Gli attivisti critici: “Sopravvivenza politica sotto la bandiera dell’ego”

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Le urne virtuali della piattaforma del Movimento 5 Stelle hanno assolto alla formalità di rito di decretare la candidatura dell’eterna capogruppo in Consiglio regionale Valeria Ciarambino per la corsa alla presidenza della Regione Campania.

Ora si attende il nome di Stefano Caldoro per il centrodestra e qualche candidato per i cespugli rivoluzionari per avere la griglia definitiva dei blocchi di partenza. Sono trascorsi 5 anni e nulla è cambiato in Campania. Anzi adesso chi all’epoca diceva di essere il nuovo ora è vecchio.

La ricandidatura dell’alter ego – così si definisce – di De Luca è stata accolta da larghi strati della ribollente base grillina con poco favore. Tutto scontato, tutto scritto, un film già visto.

Non è un caso se molte realtà e gruppi di attivisti non hanno partecipato al voto on line. Una bocciatura vera e propria. Nulla contro la persona, dubbi sull’efficacia dei 5 anni in Consiglio regionale.

Molti attivisti chiedevano un confronto proprio su questi 5 anni passati sui banchi dell’opposizione, una riflessione, un momento per capire, per ripercorrere la linea politica (se linea politica è esistita), invece niente.

Certo il Covid, l’impossibilità di incontrarsi, di dibattere ma anche e soprattutto la blindatura di una candidatura scontata che nasconde criticità, svarioni, litigi interni, pressapochismo e tiene alta la bandiera correntizia di Luigi Di Maio per un suo ritorno (se di ritorno si tratta) al vertice del M5S.

Resta disatteso il tema del rinnovamento di una classe dirigente che se pur giovane negli anni del deluchismo imperante non è riuscita ad esercitare un ‘governo ombra’, ‘azioni propositive’ e più che altro promozionare nuovi protagonismi interni al Movimento 5 Stelle.

I sondaggi accreditano i grillini al 14/15 pr cento in Campania, insomma, forse ipotizza qualcuno, se ci fosse stato più coraggio e un nome di spessore a contrastare De Luca si poteva anche sognare.

La Ciarambino è stata presidente della Commissione trasparenza, quasi sempre capogruppo, sempre in prima fila per accaparrarsi nomine nazionali interne e così allungare il bigliettino da visita. Ha mostrato i muscoli quando la sua candidatura barcollava.

Un facimm ammuina culminato all’hotel Ramada con truppe camellate scatnate con l’obiettivo di far saltare – come invece auspicava pragmaticamente Roberto Fico – un possibile accordo con il Pd e pescare un nome nuovo come quello del ministro Costa. Niente da fare. Quel posto per la Ciarambino era prenotato e mposto da Di Maio.

Sui social le critiche non mancano e sono pesanti una per tutte è quella di Vincenzo Russo, un grillino duro e puro che ha scritto sulla propria bacheca taggata a un gruppone di attivisti : “Una banda di ‘incapaci’ per interessi personali e sopravvivenza politica si unirono sotto la bandiera dell’ego, distruggendo di fatto il sogno di dodici milioni di italiani che ci hanno creduto, cialtroni !”.

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