Arte in Areoporto: si è aperta nell’area imbarchi di Capodichino la mostra di Paolo La Motta ‘Il mare bagna Napoli’ (fino al 10 novembre 2023) nello spazio ART GATE al Gate C20, dodici opere, a cura di Sylvain Bellenger. Il titolo rilegge, in chiave inversa, il celebre romanzo di Anna Maria Ortese ‘Il mare non bagna Napoli’.

Eppure, dai vicoli del rione Sanità in cui l’artista (classe 1972) è nato e vive ancora oggi, il mare di Mergellina non si vede, non arriva la sua brezza leggera e lo sguardo dei ragazzi non si posa sulla linea dell’orizzonte, ma sui muri scrostati dei palazzi. All’Accademia di Belle Arti è stato allievo di Augusto Perez, dal quale proviene l’amore per la modellazione plastica e la materia.

È insieme scultore e pittore, due anime che in lui non si possono scindere. Come scultore preferisce sicuramente il contatto con la creta, che si piega e si forma nelle sue mani. Affrontati i problemi di spazio e di volume con la scultura, avverte quindi la necessità del colore dedicandosi alla pittura.

La sua ampia cultura visiva gli ha permesso di raccogliere ed elaborare l’eredità del passato, con una particolare sensibilità verso l’Ottocento e il Novecento storico, italiano ed europeo, che si riflette nella sua produzione senza scalfirne originalità e coerenza. Paolo La Motta, che conosce bene questi giovani, li colloca su una barca in movimento su un mare grigio, intenti a remare.
L’immagine portante dell’esposizione è ‘Barca verticale’, un olio su tela del 2022. Non è un caso, dunque, se la Barca verticale, un olio su tela del 2022, sia stata scelta come immagine portante di questa mostra in cui l’artista espone dodici opere. Alcuni lavori riflettono la sua ricerca degli ultimi anni mentre un paio di opere sono più lontane nel tempo: Ombra e Cane del 2011 e Anfratto del 2017, la Barca orizzontale è del 2019, mentre appartengono al 2020, Bambina seduta, Interno e Interno esterno. In queste ultime – interni quasi metafisici dove s’intravedono, confuse nell’ombra, figure di fanciulli – dominano i rossi vivi. Sono del 2023, invece, le opere Primo sole, Non lo addio, Orizzontale.

“Mi ci sono volute molte visite al suo studio e molte conversazioni con il pittore per afferrare l’essenza della sua arte” afferma Sylvain Bellenger, Direttore generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte che ha scoperto l’artista andando a vedere una sua mostra al Pan-Palazzo delle Arti a Napoli e che, da subito, non ha avuto dubbi sul suo talento, invitandolo successivamente ad esporre nelle sale di Capodimonte.
“La prima particolarità di La Motta è che lavora e vive al di fuori di qualsiasi sistema nel suo isolamento artistico, è un pittore colto il suo sguardo brulica di immagini di riferimenti e connessioni che lo pongono costantemente al centro del mondo che lo circonda, ma anche di mondi lontani nello spazio e nel tempo”.

Realizzata da GESAC– Aeroporto Internazionale di Napoli insieme al Museo e Real Bosco di Capodimonte, con la collaborazione dell’associazione Amici di Capodimonte.
“Questa è la Napoli di Paolo, una Napoli vera, antica e contemporanea, sempre immobile. Sono visioni insolite di una città paradossalmente silenziosa e vuota, quasi straniante, ma intensamente lirica” scrive Isabella Valente nel suo saggio nel catalogo edito da Paparo.

“L’aeroporto è un luogo inclusivo. Un crocevia di culture e linguaggi, anche un’occasione per avvicinare le persone all’arte”, afferma Roberto Barbieri, amministratore delegato di Gesac.

“Oltre a dare un forte impulso all’economia della città e ad offrire servizi di qualità al viaggiatore – aggiunge -lo scalo partenopeo si è ritagliato uno spazio con una forte connessione con il territorio, per offrire ai passeggeri un’esperienza non solo di consumo ma anche di cultura, per suscitare emozioni, diffondere conoscenza e bellezza. La collaborazione con Capodimonte mi ha dato l’opportunità di ospitare Paolo La Motta in aeroporto: nella porta di accesso principale ad un territorio che l’artista ha saputo raccontare con amore viscerale. Una città difficile dove è possibile e necessario coltivare bellezza, creare sviluppo economico e lavorare per superare disparità sociali” – conclude Barbieri -.
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