Violenza sulle donne, a Napoli 50 segnalazioni al mese. I dati della Rete dei Centri del Comune. Manfredi e Ferrante: “Cultura e lavoro come antidoti”

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Circa 50 richieste d’aiuto al mese: è il dato della Rete dei Centri Antiviolenza del Comune di Napoli diffuso questa mattina nel corso dell’evento promosso dall’Assessorato allo Sport e alle Pari Opportunità in occasione della Giornata Internazionale Contro la Violenza Sulle Donne a cui hanno preso parte, insieme all’assessore Emanuela Ferrante, esponenti del mondo politico cittadino e nazionale, tra cui l’ex presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte,  e rappresentanti delle istituzioni e degli enti che quotidianamente operano contro la violenza di genere. Ha concluso i lavori il sindaco Gaetano Manfredi.  

Un fenomeno dalle dimensioni drammatiche come quello della violenza di genere è di grande attualità anche a Napoli. Si è passati dalle 460 richieste di aiuto del 2022 alle 515 già ricevute dall’inizio di quest’anno. Si tratta, nella grande maggioranza dei casi, di donne tra i 30 e i 60 anni, ma non mancano vittime minorenni o ultra 69enni. I casi di violenza fisica sono il 74%, quelli di violenza sessuale il 20%; il 6% delle donne è stato vittima di molestie sessuali, il 32% di stalking.

Lascia molto riflettere il tema della violenza economica che riguarda quasi la metà (49%) delle vittime seguite dai Centri Antiviolenza. Quasi sempre le varie forme di violenza si accompagnano a quella psicologica (93%). Nel 34% dei casi, autore della violenza è l’ex partner, nell’11% l’ex coniuge, nel 7% l’ex convivente, nel 20% il coniuge, nel 9% il convivente.

Nel 31% dei casi la violenza avviene dinanzi ad almeno un figlio, spesso minorenne. Solo il 56% delle vittime si è già rivolta alle forze dell’ordine per presentare denuncia. Il tipo di servizio offerto dai Centri Antiviolenza varia, a seconda delle esigenze, dalle informazioni all’ascolto, dalla consulenza e assistenza legale alla consulenza e assistenza psicologica e sanitaria. Quasi per tutte le donne (98%) è stato avviato un percorso di sostegno.  

“Occorre sostenere in tutti i modi le vittime e lo facciamo con i nostri Centri antiviolenza – ha evidenziato il sindaco Manfredi -. C’è poi un grande tema culturale, che è una sfida che noi abbiamo davanti perché ai problemi atavici dovuti a  una cultura patriarcale e maschilista, di cui è impregnata la nostra società, oggi si accompagna una grande fragilità della figura maschile. C’è un forte senso di competizione con le donne. Riuscire a gestire la sconfitta è la cosa più difficile che ci sia e molti uomini non sono in grado di farlo. Questo è un lavoro che dobbiamo fare noi perché solo in questa maniera riusciremo ad avere un rapporto equilibrato con le donne”.  

“Le oltre 600 donne che si sono rivolte ai nostri Centri sono solo una parte rispetto a quelle che subiscono violenza perché ancora tante non hanno il coraggio di far venir fuori ciò di cui sono vittime – ha sottolineato l’assessore Ferrante -. Il Comune di Napoli sta cercando di fare la sua parte con l’apertura 24 ore su 24 dei Centri Antiviolenza e con la casa di accoglienza dove le donne vittime di violenza possono trovare rifugio insieme ai loro bambini. Ne apriremo altre quattro grazie al finanziamento del Fondo di sviluppo e coesione. Inoltre, abbiamo concesso 16 tirocini extracurricolari ad altrettante donne che, essendo arrivate nei nostri Centri, sono uscite da un percorso di violenza, ma hanno bisogno di indipendenza economica perché  solo da qui può partire davvero un cambiamento”.

“Un aspetto importante – ha concluso la coordinatrice della Rete dei Centri Antiviolenza, Rosa Di Matteo – è la disoccupazione delle donne. Lo vediamo dai nostri dati: le donne che si rivolgono ai nostri Centri hanno un’istruzione medio alta che non si traduce in occupazione e, quindi, in indipendenza economica. Questo è un grosso fattore di rischio. Il tema, dunque, è lavorare per le donne vittime di violenza fornendo loro tutto il sostegno, ma bisogna poi anche lavorare al livello generale per incrementare l’occupazione femminile”.

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