Un riciclaggio sofisticato per ripulire il denaro incamerato attraverso le attività criminale. Soldi, soldi e ancora soldi da far passare in qualche lavatrice per renderli spendibili e depistare, confondere i flussi finanziari per evitare segnalazioni, controlli e indagini. È l’ultima frontiera della camorra spa sempre a braccetto con l’innovazione e il web. Questa volta l’idea è stata quella di trasformare i soldi sporchi in moneta virtuale. Professionisti al saldo dei camorristi creavano wallet ossia portafogli elettronici, che consentivano di riciclare il denaro illegale e farli giungere con un click del mouse fino a Dubai.
Il denaro delle attività illecite entrava nel circuito dell’economia tramite l’acquisto di orologi Rolex, nei cataloghi internazionali. Questa è la novità investigativa di rilievo che si sono ritrovati gli inquirenti di fronte. Un salto di qualità ormai consolidato dei clan napoletani e che mostra come le camorre anche se apparentemente sempre più pulviscoli agiscono secondo logiche imprenditoriali/finanziarie. Su queste basi, sono stati sottoposti a sequestro otto immobili, 12 lotti di terreno, cinque complessi aziendali, due autovetture, un ciclomotore e 90 rapporti finanziari per un valore stimato di circa 8 milioni di euro.
È un duro colpo quello inferto al clan Lo Russo con l’arresto di 16 affiliati ritenuti, a vario titolo, colpevoli di associazione di tipo mafioso, omicidi, lesioni, esplosioni di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni e detenzione di sostanza stupefacente. Le indagini hanno dimostrato che esisteva una struttura operativa dei gruppi criminali Scognamiglio e Pecorelli, entrambi sotto clan dei Lo Russo i quali, con estrema ferocia, si sono contesi la leadership nei quartieri napoletani di Miano, Chiaiano, Piscinola e Marianella.
La cosca dei Capitoni (questo il soprannome dei fratelli Giuseppe, Domenico, Salvatore, Antonio e Carlo Lo Russo) divisa in due fazioni in lotta tra loro dopo il vuoto di potere originatosi dalle indagini e dai pentimenti dei leader apicali del clan Lo Russo. Una conflittualità che oltre a provocare e suscitare enorme allarme sociale ha lasciato sul selciato morti come quelli di Salvatore Milano a quello di Antonio Avolio. Sono poi stati i carabinieri a dare in esecuzione un altro provvedimento cautelare nei confronti di tre soggetti ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziati di associazione per delinquere di tipo mafioso e omicidio aggravato dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.
Le indagini condotte dal nucleo operativo Napoli Vomero hanno consentito di accertare il perdurante legame tra gli elementi di spicco del gruppo Cifrone, disarticolato da pregresse misure cautelari, e le nuove leve dei gruppi emergenti e contrapposti Scognamiglio e Catone-Pecorelli, quest’ultimo erede diretto dei Cifrone. Ancora, il Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli e il nucleo investigativo centrale di Roma della polizia penitenziaria hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 20 soggetti indagati per estorsione, usura, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori ed emissione e utilizzo di false fatture, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità agevolativa del clan Lo Russo.
Un esponente di vertice del clan Lo Russo benché recluso dal 2010 in seguito ad una condanna alliergastolo per omicidio, ha continuato ad impartire direttive agli affiliati per continuare a riscuotere i proventi delle attività estorsive utili allo sviluppo dell’organizzazione. Il boss avrebbe, inoltre, gestito occultamente tre società e una ditta individuale esercenti le attività di commercio all’ingrosso di pellame, bar, lavanderia e autotrasporto, nonché un circolo ricreativo, veicolando dal carcere direttive tese al reimpiego di capitali illeciti sia nelle imprese di cui era socio occulto, sia in beni mobili e immobili intestati fittiziamente a terzi, nonché in orologi di lusso acquistati anche all’estero (Dubai) con pagamenti in criptovaluta. Infine, grazie ad una notevole disponibilità di denaro contante, avrebbe concesso prestiti a tassi usurari a imprenditori in difficoltà pretendendone la restituzione con metodo mafioso.