Scampia non è un’area geografica di Napoli, Scampia continua ad essere una periferia della periferia dove chi ci vive o meglio sopravvive è abbandonato a se stesso.
Quando ci si ammazzava in strada ed i corpi deturpati dall’odio della guerra di camorra, quei fatti appartenevano a Scampia. Napoli ha sempre vissuto la faida come un qualcosa che accadeva non in città. Morti, carneficine, omicidi anche di innocenti relegati in quel fazzoletto di territorio dove vivono i dimenticati, gli esuberi sociali, quelli insomma già con la vita segnata. Napoli è un’altra cosa. Accade a Scampia.
Come ha detto l’Arcivescovo Don Mimmo Battaglia nel corso del rito funebre per salutare Roberto Abbruzzo, Margherita Della Ragione e Patrizia Della Ragione insieme ai parroci don Alessandro Gargiulo e don Federico Scognamiglio della parrocchia Maria Santissima del Buon Rimedio “Ci sono tante Napoli che si sfiorano e non s’incontrano”.
Stamane in Piazza San Giovanni Paolo II a Scampia l’organizzazione aveva sistemato centinaia di sedie, tende della protezione civile per accogliere, nel giorno del lutto cittadino, i tanti napoletani che si pensava invadessero il quartiere dell’area nord della città. Addirittura la stima era di circa duemila persone mentre invece c’erano circa 300. Napoli, ai funerali delle tre vittime del crollo di lunedì scorso della Vela Celeste, non c’era. Chi ha immaginato diversamente è stato illuso forse dalla grande solidarietà con selfie e video incorporato. Neppure una preghiera hanno sentito di rivolgere ai tanti feriti di cui sette bambini e in particolare Mya e Patrizia di 7 e 4 anni che combattono contro la morte.
“Gli abitanti di Scampia, che per già molto tempo hanno subito etichette mediatiche frettolose e generalizzanti, oggi si ritrovano qui insieme per piangere Roberto, Patrizia, Margherita e per pregare per la guarigione di Carmela, Martina, Giuseppe, Luisa, Patrizia, Mya, Anna, Greta, Morena Suamy e Annunziata” aggiunge don Battaglia.
Forse anche l’Arcivescovo immaginava una partecipazione diversa. C’è un pezzo di Napoli che è indifferente, si commuove per umana commozione, un moto istintivo per ripulire la coscienza ma si guarda bene dal partecipare, non riconosce quel pezzo di città come Napoli.
Non vuole neppure intrecciare per un attimo la propria vita con i reietti, i gonzi, gli ultimi tra ultimi, i lazzaroni, la plebaglia, i figli minori di un Dio che nessuno sa spiegare perché colpisce ed a volte si accanisce contro i più deboli e dimenticati.
Sono misteri della fede, misteri della vita politica e amministrativa che per oltre 40 anni ha dimenticato colpevolmente la condizione di questo popolo abbandonato in queste maledette Vele che una buona volta non si radono al suolo. C’è chi nel mestare nel torbido è pronto solo a incassare i voti quando ci sono scadenze elettorali. Le promesse si vendono a tanto al chilo e tra queste la solita: Acquisite il titolo, entrate in graduatoria e massimo un anno avete la casa assegnata. Che dire ? Nulla. Solito show, solite chiacchiere, il formato è sempre lo stesso: panna montata.