Droni che rifornivano i detenuti di micro smartphone ma soprattutto di droga. Accadeva nel carcere di Secondigliano dove il clan della Vannella Grassi gestiva attraverso propri uomini fidati un business lucroso: offrire servizi a chi era detenuto nel penitenziario di massima sicurezza.
Bastava pagare e qualsiasi cosa veniva recapitata al detenuto con un drone. Le indagini sono state condotte in gran segreto dallo Sco di Roma e dalla Squadra mobile di Napoli, coordinati della procura guidata da Nicola Gratteri. La mercanzia è la solita: microtelefoni, smartphone e dosi di hashish, marijuana e cocaina. Si andava dai 300 euro per un micro cellulare senza internet a 1.300 euro per uno smartphone modello ultima generazione.
I droni avevano meccanismi che aggiravano i dispositivi anti intrusione e proprio il pilota del mezzo prendeva 800 euro a prestazione. A finire in manette 12 persone collegate al clan di Secondigliano della Vanella Grassi, sequestri d tre chili di droga e 30 cellulari. Il denaro finiva su un conto corrente intestato a un prestanome e successivamente consegnato alla cosca.
“Il problema dell’ingresso di droga e telefoni nelle nostre carceri ad oggi non è stato risolto” ha denunciato Nicola Gratteri a capo della Procura di Napoli.