RICHIAMANDO ALLA MEMORIA una vecchia canzone di Pino Daniele (“Il mare”), potremmo dire: l’antica Liternum sta sempre là, abbandonata a se stessa e senza che nessuno riesca o voglia salvarla”. E nemmeno l’annunciato arrivo degli studenti dell’Istituto di Archeologia Classica della Freie Universitat di Berlino, interessati a riportare alla luce antichi reperti di cui si ha traccia in alcuni testi classici, sembra aver smosso l’interesse dei residenti ma soprattutto
delle istituzioni. Una campagna di scavi di enorme importanza, annunciata in pompa magna lo scorso aprile ma non ancora partita, per quello che resta di una delle più antiche colonie romane, fondata nel 194 sulle fertili sponde del lago Patria nonché celebre e ultima dimora del grande condottiero Scipione l’Africano.
La precedente campagna di scavi risale al 2009. Dopo anni di appelli, battaglie e grazie allo stanziamento di fondi europei, gli archeologici riportarono alla luce un pezzo dell’antica Domitiana. Un tratto di strada che, assieme ad altri pregevoli reperti, è ancora stretto nella morsa dell’incuria e dell’abbandono.
In evidenza, oltre al diffuso degrado, anche la scomoda convivenza con alcuni manufatti abusivi regolarmente abitati. Scoperte di straordinaria importanza, dunque, eppure ben poca cosa rispetto a quello che sarebbe sotterrato lungo le sponde del lago Patria, bacino artificiale a forma di cuore, palude in parte bonificata ai tempi di Scipione, estremo lembo della periferia di Giugliano.
Un’intera città, a detta degli esperti, sarebbe infatti sepolta nel luogo dove oggi pascolano capre e cavalli. “Purtroppo la parte antica della città è situata proprio sotto i palazzi abusivi”, confermano dalla Soprintendenza ai beni archeologici.
Reperti da individuare, insomma, da catalogare e custodire gelosamente per evitare nuove razzie ed altri sfregi alla storia e alla cultura dell’area giuglianese.
Storia e cultura che devono, però, fare i conti con il disinteresse dei più, politica in primis (a nulla è valso un appello promosso dalla Pro loco di Giugliano, sottoscritto da cinque parlamentari e rivolto all’ex ministro della Cultura Sandro Bondi), con gli intoppi burocratici e l’atavica mancanza di risorse economiche.
Ferdinando Bocchetti
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