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DOPO UNA clamorosa sconfitta elettorale, il capo del principale partito politico italiano si presenta in tv per parlare agli italiani. E’ la prima volta dopo tanti anni che un uomo del potere si espone così. Grande è l’attesa…Gli italiani, però, volevano soprattutto vedere i democristiani. I quali, alla fine, delegarono ad apparire i personaggi di seconda categoria, quelli che, sempre Sciascia secondo la sua classifica, definirebbe i mezzi uomini, cioé ex segretari nazionali ed ex ministri:  costoro avevano facce bianche, spiegazzate e trafelate come fogli di carta prima appallottolate da mani umide e poi malamente dispiegate.

Facce strane: la bazza cadente che di solito psicologicamente indica la rassegnazione inerte dinnanzi ai pericoli mortali e due occhi, l’uno semichiuso, l’altro sgranato, con la pupilla roteante, cosiddetta facies gaudiosa o sindrome del mistero, come quella di San Benedetto un istante prima della lapidazione. 

I democristiani dissero che era troppo presto per trarre un significato e che il partito stava ampiamente esaminando i risultati della consultazione elettorale in modo da interpretare la volontà popolare e che comunque i comunisti non rompessero le palle perché avevano perduto un punto. Dinnanzi agli occhi sfottenti dei cronisti non aggiunsero altro, ed anch’essi scomparvero. Ma gli italiani, accaniti e immobili, non si scostarono d’un palmo dai televisori, stava accadendo una cosa mai sentita a memoria d’uomo e non volevano perdersi il finale.

Gli italiani duri e spietati. Finché apparve un piccolo uomo con una grande testa calva imperlata di sudore, Ciriaco De Mita, e nelle case degli italiani si fece un silenzio di tomba. Ciriaco aveva la bocca sottile raccolta a cucchiaino e le palpebre che gli sbattevano vorticosamente.

Disse una cosa mirabolante: «Abbiamo a lungo riflettuto, ma non abbiamo capito perché gli italiani ci hanno castigato così! Siamo stupefatti!” E, dinnanzi a questa stupefazione, a loro volta gli italiani rimasero a bocca aperta e confusamente capirono che era quello il dato politico più straordinario. 

Cioé dopo anni ed anni di malgoverni, scandali, corruzioni, prepotenze, lottizzazioni, alleanze e complicità mafiose, programmi frantumati, opere pubbliche incomplete, ribalderie e prevaricazioni in tutti i settori della società italiana, finanza, giustizia, servizi segreti, banche, editoria, i democristiani di vertice (e la buonafede traspariva davvero dagli occhietti smarriti di Ciriaco De Mita) ancora si chiedevano perché mai gli italiani li avessero infine così brutalmente penalizzati.

(da “Mistero gaudioso dei democristiani”, – Pippo Fava – I Siciliani, luglio 1983)

La Fondazione Fava

La fondazione nasce nel 2002 per mantenere vivi la memoria e l’esempio di Giuseppe Fava, con la raccolta e l’archiviazione di tutti i suoi scritti, la ripubblicazione dei suoi principali libri, l’educazione antimafia nelle scuole, la promozione di attività culturali che coinvolgano i giovani sollecitandoli a raccontare. Il sito permette la consultazione gratuita di tutti gli articoli di Giuseppe Fava sui Siciliani.

Per consultare gli archivi fotografico e teatrale, o altri testi, o acquistare i libri della Fondazione, scrivere a elenafava@fondazionefava.it, mariateresa.ciancio@virgilio.it

Il sito “I Siciliani di Giuseppe Fava” Pubblica tesi su Giuseppe Fava e i Siciliani, da quelle di Luca Salici e Rocco Rossitto, che ne sono i curatori. E’ un archivio, anzi un deposito operativo, della prima generazione dei Siciliani. Senza retorica, senza celebrazioni, semplicemente uno strumento di lavoro. Serio, concreto e utile: nel nostro stile.

 

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