TIZIANO DELLA RATTA, 35 anni, è un appuntato dei carabinieri. La sua uniforme è la stessa che indossava Salvo D’Acquisto. Senso del dovere, tensione morale, ideali. Tiziano vorrebbe camminare mano nella mano con la sua Vittoria e guardare crescere Alfonso, dieci mesi, uno scricciolo di bimbo. É trascorso un mese, solo un mese. Forse il nome di Tiziano Della Ratta neppure dice più nulla. Era solo un servitore dello Stato. Il verbo è al passato.
Tiziano è stato centrato da una gragnuola di colpi di pistola esplosi dal revolver di Angelo Covato, 18 anni, incensurato e rapinatore. É stato un proiettile sparato a bruciapelo, a meno di un metro di distanza, a spappolargli il cuore.
Tiziano con il collega, il maresciallo Domenico Trombetta, del Nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Maddaloni era intervenuto su una precisa segnalazione. É sabato 27 aprile, c’è gente in strada. Nel weekend c’è lo struscio. Davanti alla gioielleria “Ogm Momenti preziosi” di via Ponte Carolino a Maddaloni (Caserta) c’è uno strano movimento.
Il titolare ha l’occhio lungo. Non è tranquillo. Chiama il “112” e racconta i suoi timori. C’è una gang che assalta i negozi di preziosi. Tiziano Della Ratta e il collega Domenico Trombetta stanno lavorando proprio ad indagini dedicate su quella banda di rapinatori. Si dirigono in zona e giunti all’“Ogm Momenti preziosi” entrano dalla porta secondaria per accedere dal retrobottega. Nel frattempo infuria la rapina.
L’assalto è guidato da Angelo Covato, l’assassino di Della Ratta, che poi morirà una settimana dopo per le ferite riportate nel corso del conflitto a fuoco. Stesso tragico destino anche per Vincenza Gaglione, 30 anni, componente dello stesso commando che insieme al terzo uomo Antonio Iazzetta, 21 anni conducono l’irruzione nella gioielleria. Non erano soli.
C’era un basista e altri sei uomini. Si muovono su due auto. É un vero e proprio gruppo di fuoco. Sono fuori di testa. Arrivano a colpire una gioielleria di sabato pomeriggio nel pieno dello shopping. Sparano oltre trenta colpi di pistola. Una follia. La Gaglione insieme a Iazzetta si fingono clienti. Nel frattempo entra anche Covato, ha una finta tracolla da ingessatura a un braccio e la visiera del cappellino calata sul volto e si guarda intorno.
Frazioni di secondi. Scatta la rapina. Pistole semiautomatiche in pugno, seminano il terrore. Cominciano a rovistare nella cassaforte, ripuliscono il banco e le vetrinette. Accade l’inenarrabile. Dal retrobottega sbucano Della Ratta e Trombetta: intimano l’Alt. É la carneficina. Covato alza il braccio e comincia in modo irrefrenabile a sparare. Scarica l’intero caricatore. Un proiettile centra il cuore di Della Ratta che riesce anche a rispondere al fuoco.
É il maresciallo Trombetta – ferito anche lui – a colpire sia Covato che Gaglione. É il caos. Sangue dappertutto. Fuggi fuggi della gente. Una carneficina. Tiziano Della Ratta a fine turno doveva tornare a Sant’Agata dei Goti, in provincia di Benevento. Da poco aveva acquistato casa. Come ogni sera Vittoria lo aspettava. Il piccolo Alfonso, dieci mesi, non voleva sentir leggere le favolette per addormentarsi ma ascoltare i racconti delle imprese del suo papà.
Alfonso quel suo adorato papà non potrà più rivederlo, né abbracciarlo, né giocarci, né crescergli accanto. Quel suo giovane papà che non conoscerà più ha onorato con coraggio e senso del dovere la divisa che indossava. La stessa uniforme che Salvo D’Acquisto difese fino all’estremo sacrificio per salvare degli innocenti.
Lo Stato per ricordare il sacrificio estremo di Tiziano Della Ratta ha consegnato alla giovane vedova e suo figlio la medaglia d’oro al valore militare e civile. Un militare che merita la riconoscenza dell’Italia tutta, l’attenzione dei tanti onesti che nonostante tutto credono fermamente nello Stato e nei suoi servitori dalle mani pulite. E per rispetto ad Alfonso, a sua madre Vittoria e ai tanti che volevano bene a Tiziano occorre non spegnere la memoria ma ricordare, ricordare, ricordare.
Arnaldo Capezzuto
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