“Conviene essere liberi e abbandonare la mentalità criminale” Parla il giornalista e scrittore Paolo De Chiara, autore di numerosi libri d'inchiesta contro le mafie

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Paolo De Chiara nasce come giornalista d’inchiesta e da tempo si è affermato a livello nazionale come un attento e impegnato scrittore. Di origini campane De Chiara, vive in Molise ma ‘frequenta’ un po’ tutta l’Italia dedicandosi con particolare impegno a parlare di legalità nelle scuole.

‘Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta’ è il suo primo libro pubblicato nel 2012. Un libro-denuncia sulla tragica vicenda di Lea Garofalo, la donna originaria di un piccolo paesino della Calabria, che per anni ha subito una vita d’inferno fatta di soprusi, abusi e violenze.

La colpa di Lea è stata quella di ribellarsi al potere mafioso del marito, esponente di spicco della ‘ndrangheta. Il testo appassionato e di ricostruzione racconta il calvario di Lea, vittima sacrificale per salvare sua figlia da un destino infausto.

Braccata da suo marito-carnefice, strangolata, fatta a pezzi, messa in una scatola e poi bruciata dai suoi scagnozzi. Lea era in un luogo protetto e sotto falso nome. La ‘ndrangheta è riuscita a scovarla e rapirla per poi ammazzarla nella maniera più atroce e disumana.

 

E’ stata la magistratura grazie alla testimonianza della figlia di Lea a scrivere pagine di verità e dare giustizia a una donna e madre coraggiosa che ha avuto il coraggio e la forza di rompere un destino familistico e garantire un futuro diverso volto alla legalità a sua figlia.

“Lea sapeva sin da bambina di essere parte di un contesto mafioso familiare – spiega Paolo De Chiara – sua nonna le ripeteva sempre che ‘il sangue si lava con il sangue'”.

“Pertanto abbandonare la residenza di Milano in cui viveva con il marito Carlo Cosco rappresentava una sfida a sovvertire il vertice di un’organizzazione fortemente radicata – evidenzia – Lea conosceva bene la mentalità ed il codice di quel tipo di mafia che non perdona e più volte ha confidato alla sorella Marisa, che le è stata sempre vicina, di essere in imminente pericolo di vita”.

C’è un livello importante da tenere in debito conto ossia la violenza psicologica subita da Lea che non è meno importante di quella fisica. Una violenza subdola e perpetrata negli anni, fatta di intimidazioni, pedinamenti, ritorsioni e tentativi di sequestro.

“Il punto debole di Lea è stato l’amore per la figlia Denise – aggiunge De Chiaia –  ai tempi del suo omicidio era ancora troppo giovane per comprendere la figura pericolosa del padre, cosa che è riuscita a fare solo dopo la morte della mamma: una morte che rappresenta una grave perdita ma che è anche simbolo di lotta e coraggio proprio grazie a Denise, che ha scelto di vivere sotto la protezione dello Stato”.

E’ del 2013 un altro importante lavoro di denuncia di Paolo De Chiara con il libro ‘Il Veleno del Molise. Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici’ edito da Falcoeditore in cui racconta la storia di fenomeni malavitosi legati ai rifiuti in una terra silenziosa: il Molise.

“Purtroppo è una regione in cui regna il negazionismo della coesistenza di mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita – denuncia De Chiara –  un territorio dove si seppelliscono rifiuti tossici finanche sotto le pale eoliche”.

Una terra, in cui migliaia di ettari di grano sono contaminati e dove dalle analisi risultano tracce di diossine nel latte materno – sottolinea il giornalista-scrittore – una terra meravigliosa che non riesce a ripartire”.

Nel 2014 pubblica ‘Testimoni di Giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie’, con l’intento di chiarire la differenza tra testimone e collaboratore di giustizia e di smuovere le coscienze civiche.

“Conviene essere liberi, perché debellare le mafie significa innanzi tutto abbandonare la mentalità criminale dei singoli – conclude De Chiara – attraverso il rispetto della legge e la libera scelta della classe dirigente politica. Purtroppo le mafie sono diventate ‘sistemi’ all’avanguardia dei quali spesso inconsapevolmente si è parte, smettendo di essere liberi”.

 

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